INTERVISTA ALL'AUTRICE TEA VERGANI E ALL'AUTRICE ELENA ANDREOTTI



Intervista all'autrice Tea Vergani

 

 

Grazie per la sua disponibilità e benvenuta nel mio blog “La stanza dei libri di Annabel”

 

 

1)     A che età è iniziata la passione per la lettura e la scrittura?

 

Ho iniziato a scrivere alle medie. Conservo ancora le prime poesie, su un quaderno. Ma ho dovuto iniziare a lavorare a 15 anni, non ho più avuto tempo. La scrittura ha dovuto attendere oltre dieci anni. Poi, ho scritto solo saggi e manuali professionali, per oltre trent’anni. Solo da poco ho iniziato a scrivere pagine per me, alternando saggistica a narrativa di genere giallo e fantasy.

 

 

2)     C’è uno scrittore o una scrittrice del passato che stima in maniera assoluta e perché?

 

Dipende dal genere. Rex Stout, per quanto riguarda i libri gialli secondo me superava di gran lunga Agatha Christie e Conan Doyle. Nel genere fantascienza, ho amato in modo totale Douglas Adams, per la la divertentissima quadrilogia di fantascienza umoristica “Guida galattica per autostoppisti” . Ma prima di lui, ci sarà per sempre nella mia mente e nell’anima il grandissimo Isaac Asimov.  Il più visionario, l’unico che aveva previsto tutto.  Come avrai capito, ho passato la gioventù a leggere fumetti, fantascienza e fantasy. E i Gialli Mondadori che comperava mia madre.

 

 

3)     Oltre alla prosa, scrive o si è mai cimentata nella stesura di componimenti in versi?

 

No, non ne sono proprio capace. Non ci provo nemmeno.

 

 

4)     Secondo lei, al giorno d’oggi, il genere giallo è letto o comunque preso in considerazione come merita oppure no?

 

Sembra di sì, se guardo le statistiche delle vendite mondiali. Ma dopo Umberto Eco tutti hanno capito che se si leggono la Divina Commedia o l’Odissea, in fondo contenevano già i primi nuclei di trame mystery. Anche il Decamerone.

 

 

5)     Oltre alla figura del gatto, c’è un altro animale che assocerebbe al genere mystery e se sì perché?

Il GATTO  è di certo un archetipo della curiosità, dell’esplorazione, del mistero. Jung ne andrebbe pazzo. Un altro archetipo junghiano per gli animali potrebbe essere il CANE, nella figura del Custode, sempre attento ad aiutare il proprio padrone o l’amico, ma potrebbe anche incarnare il Giullare se fosse un cucciolo.

 

6)     Le capita di leggere poesie? Se sì, qual è il poeta o la poetessa che le è rimasto/a impresso/a?

Leggo poca poesia, sono ferma a Ungaretti e Saba, dalle Medie. Però, avendo conosciuto Alda Merini, ho letto le sue incredibili poesie.

 

7)     Se il genere giallo non corrispondesse a tale colore quale tonalità o sfumatura le verrebbe in mente da associare così a primo acchito?

 

Nel medioevo, epoca nella quale mi piace ambientare i miei gialli di genere storico, il GIALLO è un colore associato al Peccato e al Tradimento, il colore di Giuda, per intenderci. Il secondo colore che veniva evitato era il Verde, che simboleggiava la Follia, solo i giullari indossavano abiti verdi. Talvolta, verdi e gialli.  Quindi, non venivano certo usati quei due colori nei quadri e affreschi di natura religiosa. Non so se la Mondadori lo sapesse, ma di certo avevano azzeccato il colore per le loro copertine. Io, personalmente, amo il Giallo e il Rosso, insieme rappresentano il Delitto e il Sangue. Poi uso spesso il Nero per gli sfondi delle copertine che realizzo.

 

8)     Parlando di film e serie TV, secondo lei qual è la trasposizione cinematografica più riuscita per quanto riguarda il filone crime o mystery?

 

Di certo, per i telefilm è  quella di Michael Connelly per quanto riguarda la serie sul detective Bosch, e per i film gli americani sono stati sempre bravi a trasformare i testi scritti: da Deaver a Turow, a Grisham, tutti i loro migliori libri sono stati resi magistralmente in video. Non così gli italiani. Credo che negli USA abbiano nei loro contratti qualche clausola che da noi non esiste, dando la possibilità di un controllo finale dell’autore alla sceneggiatura. Da noi, non è così. Solo il grande Camilleri l’aveva, l’ho visto nei titoli di coda dei suoi telefilm. Ma credo che lui scrivesse già pensando alla successiva sceneggiatura del libro, visto che era il suo lavoro sapeva tutto in merito. Invece, guardo i telefilm e i film italiani del genere giallo, ma vi trovo imprecisioni, buchi nelle trame, scarsa aderenza al libro. Infatti, quasi sempre concludo con un bel: era meglio il libro!

 

 

9)     Ama molti generi letterari oppure si sofferma prevalentemente sulle storie gialle o simili?

 

Leggo saggistica (storia, filosofia, religioni, geografia e politica), gialli (tranne horror), fantasy e fantascienza. Quando ho tempo, naturalmente. Coordinare una collana di 17 giallisti non ne lascia molto.

 

10)  Ultima domanda. Se potesse andare a cena con un giallista o una scrittrice di gialli del passato, chi sceglierebbe?

 

Di certo Rex Stout. Perché con il suo personaggio Nero Wolfe si mangerebbe benissimo.

 

 

 

Grazie a Tea Vergani.

 



 

 

Intervista all'autrice Elena Andreotti

 

 

Grazie per la sua disponibilità e benvenuta nel mio blog “La stanza dei libri di Annabel”

 

 

1)     Quando e come nasce in lei la passione per la scrittura e la lettura?

 

Intanto grazie per la gradita intervista.

Partiamo dalla lettura. Inizio presto alla seconda elementare con “Il corrierino dei piccoli” che usciva alla domenica. Me lo comprava mio padre, che incitava noi sorelle a leggere. Intorno alla terza elementare mia zia maestra ci regalava a Natale un libro da leggere. Leggevo il mio e poi quello di mia sorella, che invece non apprezzava. Una lettura importante all’epoca fu “Violetta la timida” di Giana Anguissola, che mi aiutò a superare la mia timidezza. Verso i dodici anni mio padre mi introdusse ai gialli Mondadori. Da quel momento la letteratura gialla mi ha conquistato, però leggevo di tutto, perché sono stata una divoratrice di libri. In quel periodo lessi “Via col vento” o autori come Zeno, Dostoevskij. Lessi tutta la Recherche di Proust e non disdegnai tutta la produzione “rosa”. Ho continuato a leggere, anche se di meno, nel periodo lavorativo. Per una decina d’anni, per motivi di studio, molta letteratura bioetica.

Mi sono dedicata alla scrittura della narrativa gialla molto tardi, nel 2018, quasi per gioco. Ho un blog su WordPress e vi scrissi a puntate i miei primi tre racconti gialli, dei cozy mystery, che poi pubblicai in un unico volume, dapprima tramite Streetlib e poi su Amazon. Era un divertimento che è diventato presto un’attività giornaliera che mi sta dando belle soddisfazioni.

 

 

2)     Può dirmi qual è l’ingrediente che non deve mai mancare in un buon romanzo giallo?

 

Il mistero è il primo ingrediente, ma per me non devono mancare ironia e leggerezza, che per fortuna sono gli ingredienti del cozy mystery. Per questo motivo apprezzo anche certi personaggi hard boiled come Philip Marlowe.

 

 

3)     Preferisce scrivere romanzi o racconti, e perché?

 

Mi è congeniale la forma del romanzo breve, lo trovo adatto a libri che vogliono intrattenere ma non stancano.

 

 

4)     C’è un genere letterario che non leggerebbe mai?

 

Di sicuro l’horror, ma anche l’erotico.

 

 

5)     Se le dicessi Edgar Allan Poe, quale sarebbe la prima parola che le verrebbe in mente?

 

Decadente

 

 

6)     Le piace anche la poesia oltre alla prosa?

 

Apprezzo la poesia classica, amo Leopardi, Pascoli e altri, capisco meno quella moderna, ma è una mia mancanza

 

 

7)     C’è un romanzo che le è rimasto nel cuore? Di qualunque genere si tratti.

 

Quelli per I quali non sono andata a dormire pur di finirli, per esempio “I pilastri della terra” di Ken Follet o “Il codice da Vinci” di Dan Brown. Molti anni fa non dormii per finire “Uccelli di rovi”, da adolescente successe per “Via col vento” e altri di cui non ricordo neanche più il titolo.

 

 

8)     C’è un consiglio che vorrebbe dare a tutti coloro che vogliono scrivere dei romanzi o dei racconti gialli?

 

Sembra banale, ma consiglio di leggere tanti libri gialli e spaziare tra i vari sottogeneri, di sperimentarne la scrittura, ma di dedicarsi a un solo sottogenere.

 

 

 

9)     Il racconto del mistero più sottovalutato a suo parere qual è? (Un classico della letteratura magari poco noto o poco preso in considerazione)

 

Non me ne viene in mente uno in particolare, ma mi piacerebbe che si considerasse il cozy mystery un sottogenere di tutto rispetto, perché non è il sottogenere di chi non vuole affrontare tematiche più impegnative, come il noir o il thriller psicologico o l’azione. Un po’ quello che successe nell’antica Grecia, quando alla tragedia si affiancò la commedia. Si cambia punto di vista, ma il tema è sempre la natura umana, infelice, drammatica, contraddittoria, ma anche piena di gioia e ironia e una visione disincantata sul mondo.

 

 

10)   Ultima domanda. Preferisce scrivere di giorno oppure di notte come spesso capita a tanti artisti?

 

Scrivo di mattina, dalle nove alle undici circa, perché dopo mi aspettano gli impegni casalinghi e un marito che spera di scambiare due parole con me durante la giornata 😅. E di notte preferisco dormire, se non accade che un nuovo protagonista mi svegli per chiedermi di scrivere di lui, mi dice il suo nome e comincia a raccontarmi tutto di sé. Mi è successo per il dottor Zaccaria Fiore ed è capitato anche di giorno con Fil Vanz, mentre mi dedicavo a una noiosa revisione.

 

 

 

Grazie a Elena Andreotti

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

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