Recensione della raccolta di poesie intitolata "Cinecittà dei sogni" del poeta ANDREA GRUCCIA

 




DESCRIZIONE DEL LIBRO:

In questa raccolta di poesie ho immaginato una città dei sogni in cui esiste una umanità che lavora ed esiste solo nei sogni. Attori e comparse che impersonano persone famose e archetipi, e si fingono parenti e amanti.


RECENSIONE:

Premetto che è la prima volta che mi imbatto nella lettura di un'opera di Andrea Gruccia, ma devo dire di essere rimasta, fin da subito, estremamente colpita dal fascino dello stile che utilizza in modo così pratico e semplice, mai finto o falso e mai distante dal lettore.

Nella breve silloge, è quasi meccanico pensare incessantemente al lavoro onirico ed è altrettanto vivo, in ogni poesia, quello smarrimento tipico del sogno, in cui non si sa mai cosa accadrà di lì a pochi istanti ma si ha la certezza che si sperimenterà, sia da parte di chi scrive e di chi legge, una situazione paradossale e criptica, talvolta vi è l'osmosi delle anime che si congiungono, riallacciandosi anche se spesso sotto forma di esseri poco raccomandabili.

Eppure, nonostante questo, vi è un fil rouge insormontabile che lega ogni poesia all'altra sia per tematica sia per stile e linguaggio, difatti il tutto ricorda una prosa mancata ma pur sempre pronta a saltare addosso al lettore e scavare nelle sue membra, talvolta voracemente o altrimenti con eleganza.

Si potrebbe anche dire che "Cinecittà dei sogni", assomigli ad un quadro surrealista, è un'opera difatti popolata da persone ed esseri, animali e attori, oggettivamente strambi e altamente bizzarri ma mai fuori luogo perché proprio il contesto è ossimorico già dalla visione immaginifica che il poeta attribuisce alle sue stesse creature, a volte più avvezze alla normalità e talvolta più inclini quasi alla follia estatica, alla paura, al tema degli insetti e alla dispersione dei contenuti statici e inamovibili.

Tutto è materia, ma tutto è soprattutto incandescente sogno irrealizzabile o altresì fattibile ma in circostanze surreali, basti pensare alla poesia con la ragazza e le larve. Vi è spesso un senso di "strangolamento poetico", sembra di respirare un'aria malsana leggendo i versi a volte crudi e socialmente massacranti, ma vi è una curiosità che prevale su ogni paura ed è il riconoscersi comunque, paradossalmente, in ogni verso, sentirlo nostro e farlo amico o addirittura compagno.

La sfrontatezza, il malessere e il benessere all'unisono, la comicità appena sfiorata e l'assenza utopica di un mondo migliore in quanto i sogni già di per sé bastano a se stessi e a convincere il lettore che ci si debba recare in un luogo della mente adatto alle proprie paturnie e ai propri desideri altrimenti irrealizzabili, anche perché a volte poco pudici o quasi incivili.

E in tutto questo, il perenne e onnipresente coraggio nell'attraversare le malefatte e gli ostacoli, il riuscire sempre ad andare oltre e rivolgere lo sguardo sulla psicanalisi del sogno, su Freud, sui desideri mancati e che attendono impazienti di essere risvegliati dal torpore del sonno o dall'ignavia della vita e della società meschina, deludente, macchiata dalla mancanza del sogno.

Animali originali e in pose ironiche e quasi imbarazzanti per loro stessi, ripercorrono lo scenario della vita, in un teatro costruito ad hoc, in cui la realtà non può far nulla, anche qualora si impegnasse e spingesse sul malcontento e sull'imposizione della verosimiglianza, e in cui attori e attrici spingono i loro desideri più sfrenati sulla sensualità e l'erotismo senza mai precipitare in un tunnel volgare o ripetitivo e magari anche tedioso alla fin fine.

L'amore, da sempre decantato da milioni di poeti e scrittori, qui assume un'immagine quasi iconoclasta, ma non religiosa, però al contempo vi è dell'assurda e riconoscibile sacralità (soprattutto leggendo tra le righe talvolta), nel modo in cui le persone che abitano i versi di "Cinecittà dei sogni", dedicano il tempo agli altri, la propria delizia fisica e culturale, si prostrano, si concedono senza molti preamboli e con poco pudore al prossimo. Per quanto siano talvolta frustrati o possano sembrarci poco educati, i personaggi, soprattutto femminili, hanno sempre un'aura originale, pulsante vita e desiderio, brama e molto probabilmente onniscienza.

Dunque, il sogno in questa raccolta sembra voler denunciare metaforicamente la realtà e per farlo pregusta a volte il marchingegno folle di vite smembrate e successivamente ricucite alla perfezione, nonostante l'imperfetto vige in quanto regola anarchica e poetica. In quanto metafisica del lavoro onirico e di tutto ciò che psicanalizza la massa e i singoli cittadini.

Una raccolta poetica stravagante e forse, forse, dico non per tutti, ma che consiglio onestamente a chiunque, soprattutto a coloro che sognano di giorno e sanno molte più cose di chi sogna la notte, parafrasando Edgar Allan Poe. 


VOTO DEL LIBRO: ⭐⭐⭐⭐⭐

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