Recensione del libro intitolato "La chimica dei sentimenti" dell'autore DAVIDE PIRAS

 


ISBN: 979-12-81401-31-0
Autore: Davide Piras
Editore: CATARTICA EDIZIONI
Data di uscita: 10 maggio 2024
Genere: narrativa
Collana In Quiete
Prezzo: 17.00 €
Nº pagine: 224
Dimensioni: 14x21 cm
Rilegatura: cucito


DESCRIZIONE DEL LIBRO:

Glauco è l’ultimo discendente dei Buonapace, famiglia di agenti funebri che da oltre cento anni si occupa dei morti del paese. Lo aiuta il cugino Andrea, unico essere umano che Glauco frequenta: tutti gli altri lo hanno sempre considerato un reietto, il tizio strano da evitare. Glauco è anche un chimico mancato per due esami e una tesi mai conclusa. L’assenza di rapporti umani ha creato un muro tra lui e il resto del mondo: usa paragonare le persone agli elementi della tavola periodica. Non scorge più persone, vede elementi chimici. E non prova sentimenti quando seppellisce i morti, per lui i defunti sono tutti uguali una volta coperti di terra. Vive così Glauco, attento a essere il miglior agente funebre della migliore agenzia funebre. Un giorno però conosce Roberta e tutto cambia: sarà costretto a guardarsi dentro e a rivedere il suo rapporto con la vita e con la morte. 


ESTRATTO:

Di sera prese la sua Fiat 127 e cominciò a vagare ascoltando musica. Pensava. Per scovare il senso dell’esistenza prima che arrivasse il suo momento di morire aveva inseguito e riverito per tutta la vita la morte degli altri. Si dice che la vita vinca sempre. Ma non era così per Glauco. Lui credeva che la morte prevaricasse la vita. Era sempre andata in questo modo. Anche i ricordi soccombevano contro di essa. Le immagini e le sensazioni più limpide che lui e ogni altro uomo si portavano appresso dalla nascita, riguardavano la morte. Del giorno in cui muore un padre, una madre, un fratello, un figlio o un amico si ricordano i più piccoli dettagli. Del giorno in cui si è gioito si perdono le tracce, confuse in una matassa di situazioni tutte uguali. Non odiava la morte. Quando pensava a essa, le dava una faccia e la associava a sua madre. A pensarci bene tra una madre e la morte non c’era poi così tanta differenza: l’una dava la vita e l’altra la toglieva, senza poter sapere chi delle due avesse sbagliato di più.


BIOGRAFIA AUTORE:

Davide Piras è nato nel 1981. Ha collaborato col quotidiano de L’Unione Sarda. È stato docente di scrittura creativa presso le carceri di massima sicurezza. È sceneggiatore per la Sardegna Film Commission e per la casa di produzione Mash&Co. Ha scritto tre romanzi: Petali di Piombo (0111 edizioni, 2012), Terra Bianca (Perrone editore, 2016), Gigi Riva - Rombo di Tuono (Condaghes, 2020). Con queste opere ha ricevuto vari riconoscimenti al Premio Città di Como, al Premio il Borgo Italiano e al Premio Lìcanias. Ha scritto dei racconti per “Un anno in cento parole” (L’Erudita, 2018), “Tracce oltre la leggenda” (Catartica, 2020), “Ti ho trovato tra le pagine” (Las Vegas, 2022). Nel 2024 ha curato per Edizioni della Sera il libro Tifosi cagliaritani per sempreLa chimica dei sentimenti è stato selezionato dagli editori nell’edizione 2023 del Premio letterario Iannas Città di Quartu.


Ringrazio la casa editrice per la copia digitale dell'opera.


Recensione:

Parlare della morte, secondo il mio punto di vista, è molto più complicato che discutere circa il significato e il valore della vita o comunque della quotidianità in generale, sì perché la morte mette addosso i brividi, la morte è come le tenebre mentre si attende che risorga il sole e si inizi un nuovo giorno pieno di luce.

Ammettiamolo pure essendo il più sinceri possibile; la morte incute un timore reverenziale e non conta se si è donne o uomini o bambini, perché dalla morte non si sfugge e non vi è scampo e forse è questa certezza a innescare in noi il terrore di doverla affrontare come se fosse una persona molesta che ci dà fastidio o qualcuno che ci dà un appuntamento ma con cui non vorremmo in realtà mai uscire o avervi a che fare.

Eppure, in questo romanzo straordinario e commovente, la morte non è la fine di nulla ma anzi è il principio di tutto. Sarà che Glauco, il protagonista, è un agente funebre e collabora con suo cugino, unico al mondo a non considerarlo un fallito o un buono a nulla, o peggio uno che porta iella solo per via del suo lavoro.

E si sa, la gente mormora, la gente parla e sparla, e non ha niente di meglio da fare che sbeffeggiare Glauco ritenendolo un "uccello del malaugurio", proprio come generalmente si indica anche il reietto e la pecora nera della famiglia, per antonomasia.

Ma se è vero che la morte ci strappa via la vita e la gioia di vivere, è altrettanto vero e reale che può dare occasione d'incontro e di scontro, illuminando, avvertendo, accendendo una fiammella su ciò che sembrava ormai così morto e putrido, altresì spento e deprimente, affidandosi ciecamente alla catarsi e alla resilienza, proprio come un figlio si dona interamente con fiducia ai propri genitori sapendo di essere amato.

E quando nel romanzo fa irruzione, tra un riferimento letterario e l'altro, la bella Roberta, già la morte sembra non avere più potere sui vivi, poiché si esalta quell'amore e quell'affetto che riscaldando l'anima fanno rinsavire il cuore portandolo all'euforia.

Roberta e Glauco sono una storia a parte, molto probabilmente, in quanto profumano d'amore estatico e fanno di quel sentimento il punto di forza e di congiunzione tra amore e morte, tra eros e thanatos, come se la morte in vita esistesse per davvero e non fosse solo un sogno o un pensiero latente.

Dissociarsi dalla vita è più semplice per Glauco che non per Roberta, ma vedremo anche che lo stesso protagonista scioglierà il nodo ben stretto dell'orgoglio o meglio della quasi pudicizia nei confronti dell'amore, vivendolo appieno anche se sempre affine al tema mortuario ovviamente.

Ed i figli? I figli che cosa possono mai centrare con la morte quando non sono ancora nati? Un figlio dona speranza, vita, luce, amore… eppure Glauco imparerà ben presto, a sue spese ma anche a quelle della sua compagna, che l'amore a volte non basta quando non si è totalmente in due nelle decisioni da prendere. Ecco perché un figlio non deve essere mai la scelta del singolo, ecco perché poi è raro e frastornante salvarsi e salvare a sua volta.

Un romanzo atipico che fin dalle prime righe, ma anche per i nomi brevi ed emotivi affidati ai vari capitoli, mi ha ricordato senz'ombra di dubbio il libro di Valérie Perrin intitolato "Cambiare l'acqua ai fiori".

Il libro di Davide Piras è intenso, è pregno d'anima e malinconia, ma la morte non è desolante al massimo proprio perché quella figlia tanto desiderata sta lì, in punta di piedi, al varco del sogno, sta alla porta del desiderio di venire al mondo e dare così voce alla vita e chissà, magari non temere mai la morte.


VOTO DEL LIBRO: ⭐⭐⭐⭐⭐



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