Recensione al libro intitolato "Le metro invisibili" dell'autore Mico Argirò



Ringrazio l'ufficio stampa per la copia digitale dell'opera.


Recensione:

È la prima volta che mi ritrovo a parlare di un libro straordinariamente originale e libero da qualunque imposizione letteraria, nonché rapido nell'ascesa verso un "paradiso artificiale" che è caro a poeti e artisti forse da sempre, ma allo stesso modo rifugge comunque quell'impostazione tipicamente baudelariana che del malessere fa la sua casa, tra mille fiori del male e spleen.

In questo libro, impreziosito dall'accurata ed eccellente prefazione di Michele Monina, è forse il viaggio la vera meta, vi è un incontro urbano e poetico, umano e social - popolare, vi è tutta la catarsi e al contempo, in opposizione a questo destreggiarsi delle buone intenzioni, la dinamicità speculare e quasi corrotta di un mondo incoerente e frettoloso.

Milano è la città e quasi vera "donna" protagonista, ma è in un certo senso inseguita da coprotagonisti vivaci e al contempo forse disattenti, astratti, sembra che tra i personaggi vi sia un'evanescenza di base e di fondo.

Il libro parla per sé, non ha bisogno di delucidazioni e di retorica.

È un libro, spesso, apertamente sfacciato seppur anche delicato, e nel suo intricato e complesso miscuglio musicale di note ripetute a mo' di litania e mantra, colpisce l'attenzione e induce il lettore allo scoperchiamento di un vado di Pandora incredibile e vasto.

Un vaso che, aperto, contiene la miscellanea della vita e del disagio, delle aspettative e della ribellione precisa del punk, ma anche il colore e forse l'attaccamento ai dettagli precisi e alla psichedelia, al pop e all'energia intensa di anni di musica, arte e cultura.

La parola, attraverso Mico Argirò, diventa quasi leggenda e parabola metropolitana, diventa sensibilità al tocco dolce e ingenuo della vita stessa, in un viaggio al centro del cuore e dei sentimenti.

L'amore mai smielato ma tuttavia quasi combattuto e sofferto, le donne che, all'interno del libro non abbandonano mai la loro energia, la sensualità spiccata e la femminilità ben marcata, e le vicissitudini che si sovrappongono come stagioni non più comuni ma comunque ancora autentiche e perlacee.

Una storia dolente e decisa, un capitombolo sincero verso quel viaggio che forse attendiamo in fondo tutti e che nessuno ha mai il coraggio di compiere: quello dell'anima ancora prima del corpo.

Tutto ciò che non si vede dalle città, dalle metropoli invisibili, è invece ben evidente nel cuore del protagonista e nel lettore, che rimarca assieme agli sfuggenti personaggi, un mondo quasi onirico e stravagante ma non per questo impossibile o meno importante, non per questo giusto o non all'altezza dell'anticonformismo e dell'abbattimento assolutamente naturale di ogni tipo di cliché.

Una storia vincente, ribelle e catartica, reietta, ma ben concentrata sul divenire immensa in un universo che chiude gli occhi dinnanzi all'invisibile invece ben visibile ed evidente.

VOTO DEL LIBRO: ⭐⭐⭐⭐⭐

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