Recensione del libro intitolato "LA GIOSTRA DELLA VITA" dell'autrice LISA BENEVENTI
Ringrazio la casa editrice per la copia digitale dell'opera.
Recensione:
Un'opera di grandissimo spessore e valore sia a livello letterario che umano, in cui si intersecano storie di vita comune e non, in cui la storia d'Italia è non solo partecipe nel contesto famigliare e corale del romanzo, ma delinea proprio un quadro perfetto di quattro generazioni che si evolvono nel tempo con semplicità e sentimenti sempre contrastanti, raggiungendo la modernità dell'opera.
Una storia davvero molto intensa, che con animo poetico, storico, libero e anticonvenzionale, abbraccia il potere intrinseco della parola che riesce sia a ferire, a uccidere, a intestardire e anche a fare gioire e dare la vita.
Una narrazione efficace, limpida, sciolta ed evasiva, uno stile che lascia il segno e si adatta ai vari periodi storici dei differenti capitoli che riescono con urgenza a coinvolgere il lettore e imprimere su carta memorie d'altri tempi, facendo sì che ognuno di noi visualizzi a mente, come se si trattasse di un film o di dispositive, le immagini evocative del romanzo.
Un'opera straordinaria che ripercorre gli alti e bassi di un'Italia che a volte sorprende e altre delude, in cui non mancano i riferimenti alla debolezza del settore dell'industrializzazione rispetto ad esempio all'Inghilterra e alla Germania, o ancora il rapporto padri e figli, o ancora più sottolineato e spesso tutt'altro che idilliaco e perciò misogino e controproducente, rapporto tra moglie e marito il quale quest'ultimo reclama i suoi diritti coniugali come se la donna fosse un mero oggetto sessuale e basta.
"La giostra della vita", ruota attorno alle vicende di una famiglia emiliana in cui vi è ancora molta retrosia e pregiudizio nei confronti della figura femminile ed ecco che l'autrice riesce benissimo fin dal principio e anche successivamente, a imporsi come narratrice dalla penna d'oro, tracciando confini e linee immaginarie laddove altrimenti ci sarebbero solo muri eretti dagli uomini.
Questi confini, queste linee, sono i richiami a poetesse e autori di altri tempi o anche di periodi moderni, che hanno da sempre cambiato il corso della storia con il loro linguaggio semplice, a tratti anche ermetico ma forte, stando dalla parte della donna, della giustizia e quindi della vita che vince sulla morte e sul lutto, sulla sofferenza.
L'autrice ci trasporta nel mondo della famiglia Colombo che rappresenta sicuramente almeno il novanta per cento del modello delle famiglie italiane delle epoche antiche, e lo fa con delicatezza ma anche scaltrezza e pugno d'acciaio laddove è necessario.
Le donne Colombo sono sì assoggettate ai mariti ma è come se stessero lì lì per esplodere in una sorta di bolla pregna di ribellione e giusta esuberanza, sono pronte ad andare avanti e fare rispettare i propri diritti in nome della loro libertà.
Libertà è infatti un termine che ruota attorno alla perseveranza, alla tenacia di poter cambiare le cose e il mondo attorno a noi, perché fare finta di nulla e essere ignavi non solo non serve a niente, ma fa sì che proprio quella splendida giostra della vita smetta di girare e divertire piccoli e grandi e questo è un peccato e una mancanza di risorse e di rispetto.
È meglio invece prendersi del tempo per agire, ponderare con calma e riscrivere la storia da capo, annientando con la forza della pace, tutti i limiti e gli ostacoli del passato.
Questo è secondo me in gran parte ciò che vuole insegnare il romanzo: che ci si innalzi e poi ci si inchini senza più strisciare o essere umiliate in nome invece di una resilienza fatta di unione, di complicità tra donne e uomini senza schiavismo apprezzando partecipazione e libertà, in nome di un sogno condiviso, in nome della vita che gira e gira e non si ferma mai.
VOTO DEL LIBRO: 💫💫💫💫💫
Commenti
Posta un commento