Recensione del romanzo dell'autrice RITA MASSARO intitolato "LA PERFEZIONE DEI FIORI"

 

 
 
 
 
Recensione:
 
 
Vorrei iniziare la recensione con il dire che il romanzo mi ha catturato fin dall'inizio, vi è stato infatti una sorta di imprinting tra me e la bellezza, la sensibilità della storia che come un fiore emana il suo profumo, la sua essenza, da subito, anche a distanza. 
Questa lucida e prematura bellezza, ma anche quel dolore insito in Viola, che è la protagonista indiscussa della storia di cui vi parlerò a breve, mi hanno conquistata come un tramonto, come una poesia o come una frase che rimane scolpita nell'anima. 
 
Credo che questo sia ciò che deve fare un buon romanzo. 

La storia ha vari personaggi, è un romanzo corale ambientato in Sicilia ma come ha voluto sottolineare l'autrice, Montibello e alcuni altri  luoghi che vengono citati nella storia, in realtà non esistono affatto.
Il romanzo counque si apre nel 1963, appunto a Montibello, dove facciamo la conoscenza di Mariangela e Ninni, che avranno un ruolo molto importante.
 
Successivamente, sempre a Montibello, ma dieci anni dopo, (sono molto importanti i salti temporali e anche i flashback in questa storia), si viene a conoscenza dei cosiddetti "fiori di don Vincenzo," ovvero Viola e Rosa, bambine già da subito molto diverse tra loro esteticamente e caratterialmente. 
 
Ciò che mi ha sicuramente colpito, anche se è solo l'inizio del romanzo, sono gli avvenimenti che si susseguono con una spinta piuttosto frenetica ma mai confusa o strana, infatti la storia continua con il suo intreccio incredibilmente affascinante e anche speranzoso, doloroso, battagliero, triste e lacrimoso. 
 
Da subito si denota un'intelligenza e una maturità, una sensibilità fuori dal comune di Viola rispetto alla media delle altre bambine e così anche rispetto alla sorella che sembra non comprendere Viola, che si differenzia dal resto degli altri compagni anche perchè realizza da subito  formine con il das, con la pasta da modellare, riuscendo a creare figure mostruose ma anche normali, meno tetre o cupe. 
 
Insomma, Rosa e Viola è come se avessero in comune solo la "terminologia" dei loro nomi, se così si può dire, pensando ai fiori e a tutto ciò che concerne la scienza più strettamente legata alla natura.

Gli anni trascorrono tra alti e bassi, e le cose sono sempre su un piano altalenante, infatti Rosa vive in modo più "normale", mentre a Viola la vita sembra aver dato dei doni chiedendole però in cambio un grosso prezzo da pagare, è come se la vita o Dio l'avesse punita per qualcosa che non ha fatto, rendendola bellissima, brava, diligente ma sofferente. Assomiglia a un essere fragile, è pura, è dolcissima, sembra non poter competere con il mondo che maligno e astuto, come un demone, non desidera altro se non strapparla dalla vita stessa e ucciderla seduta stante, spezzando il filo che la tiene su come una stella. 

Sono molte le vicissitudini che scalfiscono il cuore di Viola. La morte di un suo amico poeta, la perdita delle certezze, la rinascita e poi la ricaduta, i due tentati suicidi, la vita che riprende forma come forse modellata da quello stesso das utilizzato per le creature mostruose e incomprensibili per molti. 

La sorte avversa la conduce in uno stato depressivo, ma non è pericolosa per gli altri, lei è come un fiore perfetto, non è compreso dagli altri esseri, è troppo per il mondo ottuso che è chiuso nella propria cattiveria e ostilità, non sembra esserci una via d'uscita a parte l'Amore. 

Ed ecco che entra in gioco Salvatore Romano, che mi è stato simpatico sì ma allo stesso tempo a volte mi ha fatto anche rabbia. 

Il medico psichiatra più in voga, il più acclamato, ovvero il tale Romano, aiuterà molto Viola nel suo percorso di identificazione con se stessa e con la realtà, la farà uscire dal vicolo cieco e buio della follia, (tutti nella sua famiglia pensano che Viola sia pazza) ma allo stesso tempo le farà del male ancora e ancora, perchè forse Viola è un fiore troppo raro e prezioso.

Il libro è struggente, ma allo stesso tempo riesce a non essere pesante ed è piuttosto didattico, drammatico, severo sotto certi aspetti e assomiglia sicuramente a un film bellissimo da poter vedere soli o in compagnia. 

L'autrice, in modo umile e semplice, riesce a parlare di problematiche dell'animo e della mente, ponendo domande, quesiti, rendendoci partecipi dell'essenza stessa del dolore. 

A parte il fatto che il romanzo mi è piaciuto davvero tutto dall'inizio fino alla fine, c'è però un passaggio che ho sottolineato e che mi piacerebbe condividere con voi, affinchè possiate leggerlo.

Credo sia davvero molto, molto significativo e sia il sunto in un certo senso dell'opera. 
 


Ogni fiore ha in sé la sua ragione di esistere e non è necessario trovare altra giustificazione. Solo che i fiori sanno chi sono fin da quando germogliano. Per noi è più difficile, dobbiamo scoprirlo vivendo.



Voto del romanzo: ⭐⭐⭐⭐⭐

 
 
 

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