Segnalazione e recensione del romanzo intitolato "Passaggi di proprietà" di S.E. Anselmi candidato al Premio Campiello e al Premio Comisso 2022

NUCLEI TEMATICI:
SALVATORE ENRICO ANSELMI,
Passaggi di proprietà, LINEA edizioni, Padova 2021, pp. 256.
Una voce narrativa singolare e desueta, che si distingue nel contesto contemporaneo, è quella che caratterizza Passaggi di proprietà il nuovo romanzo di Salvatore Enrico Anselmi.
Il libro deve essere letto secondo significativi percorsi esegetici che ne evidenziano l’originalità, la struttura e il carattere organico.
Passaggi di proprietà può essere considerato la storia di un dipinto, il quale parla in prima persona ad apertura di libro e nell’ultimo capitolo, dichiarando, quasi attraverso un’anamorfica personificazione, la propria natura di personaggio, di attante, di parte chiamata in causa nella vicenda.
La stessa è narrata come una diacronica successione di eventi che attraversano i secoli, dalla prima metà del Cinquecento, quando il giovane pittore Giovanni Adinolfi esegue l’opera, un’Annunciazione, per i Ricciardeschi di Collalto, all’età barocca e ottocentesca, fino a dilatarsi con maggior densità narrativa nel XX secolo, giungere all’età contemporanea e superarla in direzione di un contesto futuribile, secondo un epilogo distopico.
Gli avvenimenti assumono la connotazione più varia: furti, recuperi, restauri, vendite. Ascese e cadute in disgrazia, affermazioni e contraddittorie negazioni delle stesse, ispirazione creativa e prosaica mercificazione, unità familiari e sociali al collasso, derive morali e gracilità dell’indole costituiscono il contesto nel quale operano tutti coloro che, a vario titolo, sono parte integrante o collaterale della narrazione: mecenati, artisti, collezionisti, eredi della famiglia aristocratica che commissiona l’opera e la conserva nella sua quadreria, restauratori, nuovi acquirenti, studiosi d’arte.
In questo contesto il dipinto svolge, secondo le relative variazioni prospettiche, il ruolo di soggetto attivo, di oggetto passivo, di testimone muto o personaggio comprimario allo svolgimento delle vicende che si articolano, si dipanano secondo ritmi e cadenze mutevoli. Il titolo, in prima istanza, pertiene dunque proprio al succedersi dei passaggi di proprietà dell’opera nel tempo, secondo un’originale “biografia” della stessa.
Ciò sulla scorta di una considerazione ontologica: la vita degli oggetti e delle opere d’arte, se non interrotta a seguito di accadimenti casuali o di atti distruttivi voluti, perdura ben oltre l’esistenza degli uomini, di coloro che hanno realizzato e prodotto quegli stessi oggetti, di coloro che li hanno posseduti e che di fatto ne sono stati soltanto momentanei titolari chiamati a trasmetterli. Una disincantata e casuale ciclicità dei fatti, dunque, nella considerazione caduca dell’esistenza, prende parte prioritaria nel romanzo se questo viene sottoposto a una lettura distaccata.
Il ruolo della casualità, invece, assume rilevanza altra se il romanzo viene sezionato nelle singole parti che lo costituiscono, secondo l’evolversi dei fatti nel corso dei singoli capitoli. Il pervicace perseguimento, volontario ed agito assume allora un ruolo altrettanto pertinente e definitorio. In parallelo, tuttavia, in osservanza al carattere etico della scrittura che informa di sé il testo, il tenore complessivo assume un’intonazione indulgente, talvolta lirica ed evocativa, spesso sarcastica, cinica e di condanna rivolta al contesto sociale.
In armonia con tale aspetto, che vena in filigrana il libro, il significato ulteriore dei passaggi di proprietà riguarda anche la presunzione di alcuni uomini, di alcuni personaggi di poter possedere altri esseri umani, di poterne indirizzare a piacimento il destino della loro vita, di poter controllare premesse, abbrivio esistenziale ed epilogo. Il persistere dell’ombra proiettata intorno a sé da un cospicuo gruppo di personaggi negativi, che si coagulano quasi come nemesi da una generazione all’altra all’interno della famiglia Ricciardeschi di Collalto, ne è la riprova.
L’altro aspetto pregevole che distingue Passaggi di proprietà è l’articolata struttura organica. Si può infatti considerare un romanzo di romanzi, una storia costruita grazie al continuo rimando di storie concatenate tra loro, da quello che appare come l’esito di una mescolanza tra fluire casuale e azioni scientemente perseguite e volute.
È un romanzo storico, di formazione, intimistico, un romanzo che si apparenta alla saggistica senza perdere la freschezza partecipata alla narrazione, anche quella più rocambolesca e rarefatta, redatta dall’io narrante. Si accosta in conclusione di vicenda alla distopia fantascientifica e ribaltata da inaspettati rivolgimenti.
La compresenza di tali caratteri ne accentuano la varietà pur in seno a un disegno organico e coerente che il lettore può apprezzare al meglio mutando la prospettiva di osservazione circa la vicenda, avvicinandosi o prendendo le distanze da un punto di vista volutamente altro e allontanato.
Il lettore è dunque tenuto a mantenere saldo l’ancoraggio alla narrazione e alla mutevole, densa, colta prosa che si avvale di tutti i registri espressivi, quelli alti ed elevati, che ne caratterizzano con prevalenza la struttura formale, così come quelli intermedi e bassi, triviali, sanguigni. La nobiltà, di antico lignaggio ma di gracile spessore etico, convive con il popolo pezzente e straccione, l’intellettuale con il ladro, il restauratore col mercante privo di scrupoli, l’ignorante che non sa più ravvisare il reale valore della vita e degli uomini, con l’immorale e con la vittima designata.
Carnefici ed eroi, uomini comuni e comuni storie quotidiane, eccezionali rivolgimenti e derive introspettive scarnificano l’essere vivente, agente nel romanzo, fino al nucleo e lo restituiscono alla sua natura più autentica. La varietà del romanzo, che è una storia di storie, si rafforza anche nel carattere meta-linguistico e meta-narrativo dal quale è fortemente caratterizzato. È questo un altro motivo di assoluta originalità, è uno dei principali intenti e pilastri di sostegno della struttura stilistica complessiva.
La lingua, il lessico, l’intelaiatura morfo-sintattica, il tenore generale della narrazione subiscono, nei vari capitoli, variazioni consistenti e mutevoli nell’intento di operare un adeguamento mimetico alla lingua e alle clausole stilistiche della parola scritta e parlata nelle diverse epoche toccate dalle vicende. Risulta chiaro come la finalità individuata dall’autore si concretizzi in un’operazione di coerente mimesi delle civiltà e dei contesti di riferimento, delle epoche storiche e del milieu culturale che di volta in volta emergono per citazioni dirette e mediate. Lo scopo è stato quello di operare un’azione di reciproco rispecchiamento tra contenuti e componente formale, tra età lontane nel tempo o contemporanee e patrimonio espressivo proprio di quello stesso tempo. Anche secondo questa prospettiva Passaggi di proprietà si qualifica per una connotazione complessa e organica.
Da tali considerazioni si ricava un conclusivo punto fermo. Emerge l’approccio dello studioso e del saggista che perdono la condizione di terzietà asettica per diventare alter ego al servizio dello scrittore. E in Passaggi di proprietà lo scrittore è curioso e onnivoro, si serve di un registro alto e basso, elevato e manipolatore di accenti diversi e movenze narrative variegate.
Emergono a chiare lettere la rigorosa e filologica ricostruzione storica delle età trascorse: la Roma cinquecentesca e barocca, il clima bohemien dell’ambiente artistico in età moderna, la crisi identitaria post-risorgimentale, la messa in discussione dei principi bacchettoni e tradizionalisti della buona società otto-novecentesca, la tragica distruzione delle certezze di vita e di sopravvivenza all’indomani della Seconda Guerra Mondiale.
Il trasvolo sulle vicende più vicine sancisce, infine, lo smarrimento definitivo del senso etico che dovrebbe connotare le azioni e l’affermarsi dei soli interessi economici durante il boom, per arginare le congiunture e le crisi energetiche successive. La società liquida che vaporizza in quella aeriforme, contemporanea e tristemente proiettata verso un possibilismo futuro, di salvezza o generale devastazione, costituisce un nucleo verso il quale convergono crisi identitarie, soggettive e comunitarie.
Anche in questa fattispecie lo strumento linguistico assume parametri coerenti e straordinariamente icastici, in bilico tra espressività concitata e asettica rarefazione.
COMUNICATO UFFICIO STAMPA
Il romanzo Passaggi di proprietà dello scrittore Salvatore Enrico Anselmi, candidato al Premio Campiello e al Premio Comisso, ospite del Maggio dei libri 2022.
Doppia candidatura per il romanzo Passaggi di proprietà, LINEA edizioni, Padova 2021, dello scrittore e storico dell’arte viterbese Salvatore Enrico Anselmi, inserito ufficialmente tra le opere in concorso alla XLI edizione del Premio Letterario Giovanni Comisso e alla LX edizione del Premio Letterario Campiello, due tra le più prestigiose manifestazioni letterarie del panorama nazionale italiano.
Le opere iscritte saranno oggetto di selezione da parte delle giurie dei due premi per accedere alle finali e aggiudicarsi gli ambiti riconoscimenti che accolgono i più interessanti titoli di narrativa della stagione.
«È stato davvero una forte emozione, nonché motivo d’orgoglio, l’inserimento del mio romanzo nella rosa delle opere candidate – dichiara l’autore – benché ora la strada sia tutta in salita in ragione del folto gruppo di scrittori partecipanti, tra i più originali e accreditati del panorama contemporaneo. Ma anche per questa ragione aver avuto accesso a tali manifestazioni è motivo di grande soddisfazione. Staremo a vedere».
Passaggi di proprietà, ovvero Storia di un quadro, continua dunque a riscuotere lusinghiere affermazioni presso la critica e il pubblico. Già segnalato dalla Società Dante Alighieri e dai principali organi di stampa, è stato presente nello scorso mese di febbraio ad Italia Book Festival, Fiera della media editoria, e oggetto di dibattito presso rubriche di attualità letteraria nel web – Tra Libri e scrittori, a cura di Pier Paolo Bonelli.
Prosegue ora la fortunata stagione di incontri e conversazioni con l’autore.
Dopo la fortunata presentazione a Roma dello scorso 22 aprile, presso la Libreria Il Libraccio in via Nazionale, alla quale hanno partecipato Renata Crea, germanista e traduttrice, e Francesca Ceci, archeologa - Musei Capitolini di Roma, l’autore è stato ospite online di Michela Valsecchi, venerdì 6 maggio, alle ore 21, in occasione di CulturaMente, evento inserito nel Maggio dei Libri 2022, promosso dal Centro per il Libro e la Lettura con il patrocinio del Ministero della Cultura.
RINGRAZIO L'AUTORE PER LA COPIA DIGITALE DELL'OPERA
RECENSIONE:
Ogni volta che leggo un romanzo ben scritto, per me è come leggere l'infinito nelle parole di chi lo ha elaborato. Ebbene, leggendo con attenzione e cura il libro del talentuoso e originale autore Salvatore Enrico Anselmi, ho sentito quell'essenza magica cara a molti poeti e scrittori sia delle epoche passate che dei giorni nostri.
Forse si tratta di quell'allure costante che emerge dagli scritti migliori, come in questo caso il libro di cui parlerò nella recensione che seguirà.
"Passaggi di proprietà", non credo possa essere considerato un semplice testo letterario, semplicemente perché va a definire quei valori cinquecenteschi artistici e morali, (e talvolta ispeziona anche le immoralità e le incongruenze dell'epoca), senza mai tralasciare il gusto empatico e mai mediocre per la versatilità, per la modernità e l'umanità ben colorita e spesso tronfia di ipotesi, di errori voluti e non voluti, di metastasi mentali e elucubrazioni continue.
Nel romanzo, è l'artista ma anche l'uomo comune a prendere la parola, così come la donna che talvolta assomiglia tanto a un personaggio di una commedia teatrale (leggendo il testo mi è venuta in mente a volte la Locandiera di Goldoni e in primis il personaggio di Mirandolina), e altre volte a una reietta o addirittura a una poco di buono, a una persona che nessuno vorrebbe avvicinare troppo.
Il nucleo del romanzo, che pone le radici (a mio avviso), sull'estetica e sulla bellezza, ma anche sui difetti della società e sull'esigenza insopportabile di sentirsi sempre conformi all'epoca in cui si vive, senza riuscire ad andare "oltre" la propria visione del mondo circostante, ha come perfezionamento non effimero, il quadro realizzato dal pittore Giovanni Adinolfi, giovanissimo e talentuoso artista che si cimenta nella realizzazione dell'opera a favore dei Ricciardeschi di Collalto.
L'opera è un'Annunciazione, perciò la sacralità e la religiosità del quadro è ovvia, e risplende come luce, come l'arcangelo Gabriele che, messaggero di Dio, annuncia alla donna, a Maria, la discesa dello Spirito Santo su di lei e tutto ciò che ne concernerà.
Il quadro, che toccherà momenti di auliche imprese, raggiungerà però anche picchi di debacle, disfatte linguistiche volute espressamente dall'autore, e che ho trovato geniali e davvero portentose, come a voler (e qui mi riallaccio delicatamente alla Divina Commedia), richiamare quell'opera del sommo poeta Dante Alighieri che utilizzò uno stile e un modo di esprimere i concetti e un linguaggio aulico o al contrario degradante e spesso anche di basso popolo, in base al luogo in cui si trovava.
L'autore è simile al poeta, ma anche al pittore stesso, in quanto vi è conformità con i suoi personaggi, vi è un amore incondizionato verso di loro, ma allo stesso tempo egli stesso è come se si allontanasse di una spanna da loro, magari per verbalizzare e contestualizzare la loro nascita, la loro bassa stima di sé o addirittura a volte è come se l'autore stesso li mettesse a disagio di proposito, creando scene quasi assurde o al limite del sopportabile.
I soggetti, le parole che pronunciano, i dialoghi che poi non sono tanti ma sono comunque l'espressione di ciò che il cuore vorrebbe dire (per come la vedo io naturalmente), così come la libertà di espressione, ma anche l'esperienza e la criticità indotta dall'autore che riesce a far "visualizzare" nella mente e negli occhi del lettore ciò che di lui si fa cuore, arte e anima.
Un romanzo questo in cui si tracciano i confini della sapienza, vi si insinua il germe buono della bellezza quasi granitica, colossale, giunonica e talvolta anche perchè no, perfida e deviata.
Una storia d'arte, di piccola grande follia, di letteratura stessa, di romanzo dentro un altro romanzo e un altro ancora, perchè la macchiavellica mente dell'autore crea, disfa e poi ricrea in mille modi, incollandosi in modo quasi silenzioso e nascosto alla distopia fantascientifica, con sapienza e a volte ilarità.
Una storia che ha dentro sé un mondo ricco e al contempo già veduto, già sentito, ma in chiave nuova, a tratti cinica e irriverente, introspettiva e mai disturbante.
Raramente mi imbatto in romanzi di questo tipo, è davvero un onore poterne parlare in quanto credo sia un dono del cielo poter incontrare, anche solo virtualmente, autori con un carattere e una predisposizione letteraria davvero elevati.
Concludo consigliando questo romanzo a chiunque perché è veramente meritevole e degno di essere chiamato in tale modo.
VOTO DEL ROMANZO: ⭐⭐⭐⭐⭐
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