Recensione al racconto di Luca Terlizzi intitolato "Storia di un accendino" contenuto nella raccolta "Solo andata Transilvania"
Ringrazio l'ufficio stampa per la copia digitale dell'opera.
Quando pensiamo alla Transilvania, pensiamo a boschi sterminati, castelli diroccati, alla leggenda immortale del conte Dracula. Se ne è scritto moltissimo, e si continua a scriverne, perché uno stesso mito può essere rielaborato in un'infinità di modi. Non ci sono leggende morte, narrazioni esaurite, eroi inattaccabili. C'è sempre una nuova prospettiva, c'è sempre altro da dire. In questa antologia di racconti, nove autori italiani hanno infuso una nuova linfa al mito transilvano, in un caleidoscopio di generi che vanno dall'hard fantasy alla fantascienza, trascinando il lettore su ibridazioni noir, giochi prospettici e attente riletture storiche. A te che stai leggendo, auguriamo buon viaggio.
RECENSIONE:
L'autore è Luca Terlizzi e merita tutta l'attenzione del lettore, perché è davvero bravo a impaurire e trascinare colui che legge il breve testo, nel piccolo ma macabro antro di perdizione dei vampiri che però hanno un non so che di moderno e di vivo.
Il paesaggio principale, il luogo in cui inizia la storia, è il Cimitero allegro di Sapanta, nella Transilvania del nord.
Ma è un Cimitero così naif che assomiglia davvero ad un quadro, ad una sorta di rievocazione vintage dei cimiteri più desolati, tetri e al contempo deliziosi di tutti i tempi.
I protagonisti del racconto: Andrea, Serena, Vlad Tepes, e poi ancora Elizabeta, non sono descritti in maniera minuziosa ma questo è voluto dall'autore e non è un errore, poiché solo così ci si focalizza giustamente sulla parte horror e introspettiva del racconto.
È lo scenario infatti che riesce a impreziosire il testo, un ambiente così cupo, infernale, onirico.
Il racconto infatti sembrerebbe quasi un sogno fatto dai protagonisti principali, Serena e Andrea, ma vi è sicurezza, vi è la certezza della realtà.
Vi è la figura macabra e pittoresca di Vlad, ma sembrerebbe un vampiro (pur sempre lussurioso, intrigante, mefistofelico etc.), strano e molto più simile agli umani rispetto a Dracula di Bram Stoker ad esempio.
Mi sono divertita e sono rimasta anche incantata nel leggere le parole in romeno, e mi è piaciuto molto lo stile semplice, il modo in cui Luca Terlizzi descrive in maniera pacata ma comunque audace e a volte pungente, il mondo dei redivivi.
Ovviamente ci sono anche elementi comuni alle storie horror sui succhiasangue a cui siamo da sempre abituati, ma questo piccolo racconto è davvero una perla originale.
Quando la notte e la Morte incontrano la vita, nulla può essere scontato e nulla può essere come prima.
Voto del racconto in stelline: ⭐⭐⭐⭐⭐
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