Intervista all'autrice Monica Pagliaro per il book tour del romanzo AquaClan
Intervista all’autrice Monica Pagliaro in collaborazione
con Land Editore
Innanzitutto ti ringrazio per la
gentilezza e la disponibilità nel rispondere alle seguenti domande.
1) Ti
chiedo per prima cosa: Come e quando è iniziata la passione per la scrittura?
Ciao Roberta, e
grazie mille per questa opportunità. Volendo andare molto indietro nel tempo,
direi che la passione per la scrittura è nata in me appena ho imparato a
leggere (la mia prima lettura è stata…il brutto anatroccolo!): il fatto che si
potessero comunicare così tante cose ed emozioni attraverso la parola scritta,
facendole viaggiare nello spazio e nel tempo, per me è stato un concetto
strabiliante, da allora non ho più potuto farne a meno. Devo dire però che è
solo da poco che mi sono liberata di tutti quei preconcetti e quelle
insicurezze che per anni mi hanno accompagnata e ingannata, facendomi credere
di non essere in grado di poter comunicare quello che volevo come volevo io.
2) Se
dovessi definire la scrittura in una sola parola, per te quale sarebbe?
Non voglio
rischiare di sembrare banale, ma: cura.
In effetti non
sono io ad affermarlo, la scrittura è una parte fondamentale di svariati
percorsi terapeutici. Per non addentrarmi nei tecnicismi, di cui comunque non
sarei in grado di parlare, basti solo pensare a cosa fa la scrittura: crea. Non
solo crea qualcosa che non esiste, ma descrive e organizza ciò che già esiste.
Risolve, insomma, oltre a porre domande.
3) Quando scrivi un romanzo, preferisci il
sottofondo musicale oppure ami il silenzio totale?
Dipende molto da
quello che sto scrivendo. A volte può essere un modo per isolarmi, per farmi
entrare in altri mondi, e mi sento di dire che in quei momenti metto le cuffie
e mi immergo in un mondo di musica classica e colonne sonore, soprattutto
strumentali. Altre volte, invece, capita la furia creativa che ti fa premere
forte sui tasti del computer dall’inizio alla fine della storia, e non ho
neanche il tempo di mettermi un sottofondo (è raro, però). Se c’è qualcosa di
specifico che sto scrivendo, un genere può prevalere sull’altro, ma di sicuro
uno dei miei giochi preferiti (da lettrice, però) è abbinare una playlist di
canzoni a un determinato libro, in base a ciò che ha suscitato in me. Anche per
AquaClan sto per renderne pubblica una.
4) Se
ti chiedessi qual è il romanzo che ti sta più a cuore cosa mi risponderesti?
Ti dico senza
indugi che è Jane Eyre. Ho un affetto smisurato per il romanzo di Charlotte
Brontë, perché nel suo contesto storico è stato fortemente innovativo. Scritto
da una donna, racconta di una donna… da ragazzina mi ha dato parecchia carica,
nonostante Rochester.
5) Che
rapporto hai con la poesia moderna?
La leggo, anche
se non è sempre un’impresa facile. Mi piace molto Rupi Kaur, ovviamente, mi
sento vicina alla sua poetica. Ora sto leggendo una raccolta intitolata “Guerra”
di un giovane poeta, Daniele Mattei, che ha un punto di vista più prettamente
maschile, e lo si capisce subito. Non è facile leggere poesia: è un’esperienza
più complessa e presuppone una connessione più intima con i propri sentimenti.
Anche mio marito
scrive racconti e poesie, e devo dire che mi approccio a queste ultime in punta
di piedi, perché se l’esperienza della poesia non incontra il momento e
l’attitudine giusta, rischia di rovinarsi.
6) Ho
letto il tuo romanzo AquaClan in poco tempo e recensirlo è stato un vero onore
e piacere immenso. A tal proposito ti chiedo: secondo te cosa rende davvero
affascinante un romanzo con caratteristiche romantiche ma non smielate? Seconda
cosa: Pensi che tanti uomini oggi giorno apprezzino di più i romanzi di questo
genere rispetto agli anni passati oppure no?
È una domanda
interessante… prima di tutto grazie, sono contenta che il romanzo ti sia
piaciuto. E ti ringrazio anche per non averlo ritenuto smielato: non saprei
dirti perché per me sia affascinante, ma parto sempre dal presupposto che cerco
di scrivere quello che vorrei leggere, e per quanto le smancerie possano essere
confortanti, se ce ne sono troppe il libro rischia di annoiarmi.
Per quanto
riguarda la seconda parte della tua domanda, invece, penso che oggi tutti siano
più liberi di leggere ciò che ritengono opportuno o vicino alla propria
sensibilità, quindi sì, in un certo senso ci sono sempre meno uomini che si
“vergognano” di leggere un romance per fortuna.
7) Cosa
non deve mai fare uno scrittore per non sembrare superbo secondo te e cosa
invece dovrebbe fare per essere sempre umile?
L’umiltà è una
caratteristica che si dovrebbe avere in ogni ambito della vita, a mio parere.
A prescindere da
certi traguardi che consideriamo fondamentali, che per gli altri possono essere
più o meno importanti, ognuno dovrebbe relazionarsi all’altro con un sentimento
di umanità intrinseca, un rispetto che dovrebbe scaturire dal semplice fatto di
essere tutti esseri umani, con una dignità propria che deriva da questo e da
null’altro.
Nello specifico,
poi, credo che ci siano delle professioni (scrittori, cantanti, artisti in
generale) che dovrebbero sempre tener presente che la loro fama, fortuna, o
come la si voglia chiamare, derivano in gran parte da chi li segue e li ammira,
ed essere grati e rispettosi per questo. Ma vale da ambo le parti, ovviamente.
8) Hai
mai scritto un romanzo fantasy romance? Ti chiedo questo perché AquaClan in
certi momenti mi ha ricordato il mondo del fantasy seppur con sfaccettature
molto, molto differenti e piuttosto “normali”.
In effetti, era
proprio quello che volevo, hai colto nel segno. Cercavo una dimensione sospesa dove
tutto potesse essere lecito, ma sempre con l’incombenza della realtà, della
vita vera e delle sue bellezze, ma anche bassezze, che rendeva il tutto molto
più “pericoloso”, in un certo senso rischioso.
9) Quando
entri in una libreria qual è la prima emozione che ti cattura l’anima?
La sensazione di
incontinenza che trasudano i libri, la voglia di gridare le loro storie.
E poi l’odore di
libri nuovi, ovviamente!
10) Ultima
domanda: Che cosa significa per te scrivere?
Questa è facile:
vivere! L’esperienza della scrittura per me è l’esperienza della vita, non è un
suo surrogato, anzi: è la vita con un plus, con qualcosa in più, perché
possiamo scrivere di vari mondi, di varie vite, di varie linee temporali. È
l’esperienza del tutto. Spero non mi prendiate per una svitata…
Grazie mille per
questa opportunità, Roberta!
Grazie ancora Monica, ti auguro tanto successo e grazie
anche alla Land editore per questa bellissima occasione.
Intervista fatta dalla book blogger Roberta Canu.
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