Recensione del racconto LA CASA DEI PUPAZZI ROTTI di MASSIMO BATTELLI





DESCRIZIONE

Questo racconto partecipa all'iniziativa CONOSCI L'AUTORE,
e sarà disponibile al download gratuito dal 19 al 23 luglio.


La Casa dei Pupazzi Rotti è il nome che la gente ha dato a una struttura psichiatrica che lentamente, e inesorabilmente, sta scivolando verso il declino.
Un luogo fatiscente, che ospita pochi pazienti, per lo più inguaribili o terminali.
Ema ci lavora come inserviente, e sua madre è una delle pazienti del terzo piano.
Ema è curiosa, ché ancora il lavoro e la routine non l’hanno piegata, e un giorno ha uno scontro con Wish, il silenzioso paziente che occupa la camera numero 13 da decenni, che porta il nome della famosa canzone dei Pink Floyd.
Uno scontro, quello, che turba Ema, ma che allo stesso tempo le fa notare la richiesta che Wish le lancia con lo sguardo.
Perché Wish sussura le strofe di Wish you were here?
Perché le parole di quella canzone sembrano marchiate a fuoco nella testa di Wish?
Le domande che vorticano nel cervello di Ema, e i ricordi di Wish, disconnessi e brutali, porteranno alla luce una storia di violenza domestica e di traffico di bambini. Una storia dove il perdono non esiste.
Il perdono resta chiuso fuori dalla porta.



Ringrazio l'autore per la copia digitale dell'opera. 


RECENSIONE:

Come ci si sente ad essere catapultati all'interno di una storia in cui la protagonista assoluta è una vecchia ma intramontabile canzone? 

Sto parlando nello specifico di Wish you were here dei Pink Floyd, leggenda evergreen che non sarà mai messa a tacere o in un angolo.

Il motivo per cui ho iniziato in questo modo la recensione a questo racconto lungo di Massimo Battelli è che la canzone fa da cornice a tutta l'opera, incastrando alla perfezione tematiche oniriche, a mio avviso splatter e anche borderline, e diventando in questo modo il fulcro di tutto senza però 'uccidere' o meglio celare il vero significato del racconto.

Una storia con pochi personaggi ma che si rivela tecnicamente ed emotivamente azzeccata e mai tediosa, mai eccessivamente assurda nonostante ci siano risvolti psicologicamente macabri e fatiscenti sia parlando dei luoghi in cui è ambientato il racconto e sia per quanto riguarda i posti dell'anima. 

Ogni capitolo segue il filo logico della canzone dei Pink Floyd e già questo fatto mi ha incuriosita parecchio fin dalla prima pagina, lo ammetto. La musica si rivela ancora come un vero e proprio tassello, un amore incondizionato.  Già in altre opere dello stesso autore vi erano riferimenti musicali, ma credo che in questo racconto vi sia proprio l'elogio alla cultura artistica e specialmente al buon rock che non morirà mai e merita tanto.

Ad esempio incontrerete, come avrete letto dalla sinossi qui sopra, un pupazzo di nome Wish, nome voluto, nome azzeccatissimo e sopratutto nome che appare abbastanza insolito e coinvolgente, anche se imbattendovi in questo strano personaggio parlante che vuole la sua personale sedia comoda ma sembra non poterla mai ricevere, capirete che vi è un'ombra astuta per tutta la durata del 'piccolo libro', e quell'ombra è un brivido lungo la schiena, un inverno freddo, un vento non proprio educato e quantomeno gentile... 

Wish dice di non chiamarsi Wish ad un certo punto, ma allora quale sarà la sua identità e poi perché rievoca nella sua mente momenti di violenza e di solitudine con sua madre? 

Una madre che assoniglia ad un mostro, che riesce a mostrare il suo lato peggiore e migliore allo stesso tempo, in un mix di cattiveria e dolcezza, davvero incredibili. 

Massimo Battelli inoltre ci presenta Emanuela e Pierluigi, una coppia abbastanza atipica anche se rispetto ad altri personaggi loro sono piuttosto normali e non possiedono una carica emotiva così distruttiva e brutale... Ma perché Emanuela indaga così particolarmente su Wish? Cosa la turba? 

Mi sembra che l'autore qui abbia dato davvero il meglio di sé,  anche se ammetto di aver apprezzato tutti i suoi precedenti lavori da me recensiti. 

Leggendo la storia sembra che i punti più salienti a volte siano disconnessi tra loro, in realtà rileggendola, ma anche solo facendo ben caso alle situazioni più disparate o al contrario più 'pacate' se così si possono definire,  ci si imbatte in un racconto molto profondo e anche a tratti commuovente. Un bambino che sembra un oggetto... Una mamma che non riesce ad essere una vera mamma e a tratti mi ha ricordato un personaggio tratto da un'opera di Stephen King ma non vi dirò quale per non rovinarvi la sorpresa! 

Sono rimasta di sasso e piacevolmente colpita leggendo il tutto, perché vi è una emotività molto forte, e vengono messi in risalto i dolori e le fragilità degli innocenti,  a che se a volte proprio innocenti non sembrano... 

In conclusione, la Casa dei pupazzi rotti, sembra una fiaba dark antica ma anche moderna e la copertina assomiglia alla locandina di un film horror/thriller nonostante secondo me qua ci siano più generi mischiati assieme,  intelligentemente e in modo assoluto. 

Se vi è piaciuta la recensione, vi invito a leggere il racconto e se vi va anche a recuperare gli altri titoli precedenti dello stesso autore con annesse recensioni da me fatte sul mio blog. 

Altri titoli consigliati: Trash,The lover, Somewhere (la collina dei ciliegi) 


Voto del racconto in stelline: ☆☆☆☆☆


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