Recensione silloge poetica di ALBERTO BARINA / L'URTO DELLA SENSIBILITÀ
Ringrazio l'autore per la copia cartacea della silloge poetica.
Recensione:
C'è una sensibilità di fondo e di superficie in questa incredibile silloge poetica.
Un'ipersensibilità direi... Che pone le radici sul cuore delle cose e delle persone, indagando su quel mistero d'amore e di donna che è anche la stessa poesia.
Una poesia vera, che si rifà talvolta ai grandi della poesia italiana come Alda Merini ad esempio... Ma il poeta, senza indugiare e anzi fluire veloce come un fiume in piena, toglie gli occhiali e scorge ciò che si nasconde oltre la realtà, celando forse quel cuore che bypassa le emozioni più vere, impazzendo, talvolta abbassando la guardia ma mai arrancando.
Versi poetici dalle anime benevoli, come angeli o croci, oppure rose o spine. Pettirossi, sirene, un Ulisse incagliato nel suo stesso sentore di vera voce lontana... Che ascolta ma che non contrasta la sua vera indole di uomo libero.
Il tema teatrale, e poi ancora l'uomo che si rifà al contesto nudo di una sensibilità vera, che precede le elegie delle donne ma che al contempo le supera o comunque le raggiunge, comparando armonia e segreta bellezza talvolta sarda, talvolta orientale, e anche mitologica.
Una silloge dalle tante anafore, figura retorica che personalmente trovo geniale e molto intuitiva, decorosa nel suo ripetere incessante. È un tarlo benevolo. Un martello pneumatico dolcissimo ma talvolta severo.
Originale poetica che esiste oltre tutto, che vuole esaminare senza scienza ma con uno stile e un richiamo quasi Shakespeariano, la vita sensibile degli uomini, di un padre e una madre, della vita stessa che viene e passa, trascorre come il tempo.
Teatro di vita...
E c'è più di uno stile in queste parole del poeta. Versi che sembra vogliano essere cinematografici, suggestivi in mille nodi di alberi antichi.
E ancora l'ironia leggera e la modernità del saper strappare un sorriso laddove la società spesso mette quei tabù di vita spenta che invece il poeta (annullando talvolta egli stesso la poesia per voluta contraddizione) accende e sa bene giostrare a modo suo, come un vero artista.
Talvolta la sua poetica sembra un manifesto del cuore che si inerpica su liberi arbitri, e talvolta sembra quasi che si abbia la smania di dover penetrare e bucare quello stesso cuore ritmato e urtato. Ma ancora batte, ancora non respinge il sentimento e il sentore del mondo che spesso come mani belle ma cattive raggiunge l'apice del piacere.
E come rosa, come Dio, come connessione paradisiaca (ipotetica) si infila in modi gentili, strappando la voce e poi restituendola alle donne, a vita che nasce dalla donna per eccelsa antonomasia.
E ancora una poetica atipica e sensibile per cui il senso dell'abbandono ad un riverbero dolciastro che però con forte coraggio gioca e diventa anche talvolta infante, giovanissimo o giovanissima, riesce ad evitare lo stress della routine e a liberare l'urto sensibile di una voce leggera, pacata, ma forte e audace.
Una voce che bypassa un linguaggio ricercato ma scoperchiato come un vaso di Pandora, e quindi rivelato.
E infine, è proprio la rivelazione del cuore e dello stato mistico dell'animo a rendere la silloge suggestiva, evocativa e mai tediosa ma anzi radiosa e naturalmente viva.
La sensibilità è davvero un dono di questo poeta che urta il cuore, in ogni accezione positiva possibile.
Voto della silloge in stelline: 5
Auguri per tutto all'autore.
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