Recensione del libro MAGNETE scritto da Stefania Meneghella
Ringrazio l'autrice per la copia digitale dell'opera.
Recensione:
Sofia è un involucro di sensazioni positive e negative, per se stessa e per le persone che conosce, le amiche che le stanno accanto. Il mondo di Sofia è una miscellanea di ricordi, di bugie, di falsità e tradimenti. È un universo messo in piedi su mediocrità e stupidità inverosimili.
Sofia è musulmana, ma si sente italiana e parte integrante del mondo fuori dalle sue maschere pirandelliane.
Il suo cosmo è un microcosmo che riflette la luce del fango, quel luccichio che forse potremmo definire lo shining di una vita vissuta quasi al contrario.
Ma Sofia non è solo perdizione o gioia assurda, è uno svenimento ad occhi bianchi come la candida neve di Aprile. È una bambola che si chiama Sarah, è un mucchio di fandonie dette a Frida, a Virginia e altre persone importanti che non meritavano di essere trattate in un modo così cinico e spietato.
Ma chi è davvero Sofia il cui nome significa sapienza?
La sua psiche è continuamente destabilizzante. I neuroni e altre parti del cervello fanno da faro alla voce della sua coscienza, accendono la sua vitalità, ma le fanno perdere il senso della ragione.
E lei è tutti i colori, ma specialmente il nero, il bianco, e ancora il rosso.
Lei è tutto questo ma è anche una piccola grande bugiarda che soffre in silenzio. Soffre senza lamentarsi troppo. Chiede aiuto quando invece non ce n'è bisogno. Lei deve essere perfetta, la migliore. E Virginia che affronterà la pandemia e il coronavirus con temerarietà si vedrà costretta a sentire frasi fatte, costruite sui carboni ardenti.
Il mondo di Sofia invece è strutturato come una piramide. Lei è al di sopra di tutto e tutti ma è solo convinta di questo, perché in realtà Sofia è come un libro incompleto, una pagina indecifrabile, un tema a cui dare un brutto voto o comunque un voto più basso della media.
Il romanzo è incredibilmente bello, non è mai banale, ci sono sempre sprazzi innovativi, e la filosofia e la psicologia, la neuropsichiatria, sono il cardine, il fulcro centrale. Il nocciolo della questione.
Lo stile è splendido, scorrevole e poetico.
Ho trovato molto originali i punti di vista delle due protagoniste che si intersecano ma si denota tutta la distanza tra loro.
Fragilità e dolore, incapacità di gestire le emozioni, impossibilità nell'affrontare la vita che a volte è bulimica e a volte è talmente magra e secca da specchiarsi e voler distruggere quell'oggetto che rivela e mette in esposizione ossa, pelle e bruttezze della vita ormai consunta.
La bellezza del romanzo piuttosto intenso e corposo sta nello splendore dell'abbandono alle vicissitudini mentali e fisiche che si contrappongo in storie dentro storie, in un universo a volte incompreso ma proprio per questo affascinante e creativo.
E Sofia un poco ama, un poco detesta, un po' abbraccia la solitudine, un poco la odia. Come quelle S che tanto appaiono nel suo mondo tristemente crudele.
E come magnete, i suoi occhi di stelle si incollano a quelli del mondo, del suo mondo non pandemico.
Perché forse tutti in fondo siamo stati almeno una volta Sofia, abbiamo cantato la libertà d'espressione senza tregua e siamo stati cattivi pur di stare al centro di tutto.
Perché in fondo Sofia è come un magnete in cerca di qualcosa a cui aggrapparsi, in cui specchiarsi ancora.
Viene spontaneo innamorarsi di questa storia triste e attuale, evergreen.
Non è né troppo moderna e né troppo antica. Ma è policromatica, stende a terra le maschere colorate della mente, le fa rimbalzare, le pone in sacrificio quasi eterno.
E mi sono commossa e anche arrabbiata. Ho incolpato Sofia, poi mi sono a tratti ricreduta, ma l'ho odiata e amata.
Ringrazio l'autrice perché non conoscevo questo libro fantastico e lei mi ha dato la possibilità di entrare nel vero mondo di Sofia, artefice del suo stesso destino... o no?
Voto del romanzo in stelline: 5
Auguro all'autrice il meglio e che ogni suo desiderio diventi realtà.
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