Intervista fatta all'autore del libro IL BURATTINAIO DI PRAGA - Maurizio Zarino
INTERVISTA A MAURIZIO ZARINO FATTA DA ROBERTA CANU PER IL BLOG ‘LA STANZA DEI LIBRI DI ANNABEL’.
E’ un piacere immenso intervistarti perciò grazie per il tempo che dedicherai al mio blog.
Iniziamo con una domanda piuttosto semplice. Cosa ti ha portato a dedicarti alla scrittura? Immagino che come ogni scrittore valido anche tu legga e scriva molto… ci sono degli autori a cui fai riferimento e che ti ispirano maggiormente?
-In realtà si tratta di una domanda più complessa di quel che sembra. Fin da bambino ho avuto un fervida fantasia per cui, desideroso di esternarla, nel corso della vita mi sono avvicinato a varie forme d’arte come la musica e il disegno, e solo verso i vent'anni ho provato con la scrittura. È stato allora che pagina dopo pagina, mi sono sentito appagato e ho compreso di aver finalmente trovato la mia strada, ma la semplice passione non è bastata; sfortunatamente non ci si improvvisa scrittori: prima di ottenere qualche risultato bisogna imparare a scrivere e qui gioca un ruolo importante essere anche dei buoni lettori. Chiunque, in misura diversa, subisce l’influenza e l’ispirazione dei grandi maestri del passato e del presente prima di trovare la propria strada e i miei, almeno per quanto riguarda il primo lavoro, sono stati autori travagliati come Kafka, Boll, Shakespeare e Mishima.
Gli scrittori a volte, prima di iniziare a lavorare hanno un loro rituale, come se volessero in qualche modo distaccarsi ancora maggiormente dalla realtà facendo qualcosa di particolarmente soggettivo, anche bizzarro talvolta. E’ così anche per te?
-Non so se lo si possa definire un rituale, ma a seconda del genere di romanzo cui mi dedico, prima di iniziare ascolto una playlist adatta, in modo da riuscire a immergermi totalmente nella realtà di cui intendo scrivere. Per scrivere quello appena terminato per esempio, ho ascoltato ininterrottamente per nove mesi J-rock. Non che la cosa mi sia dispiaciuta.
Se tu potessi vivere in un’epoca del passato quale sceglieresti e perché?
-Sono sempre stato affascinato dalla cultura nipponica quindi la mia scelta sarebbe senza dubbio il Giappone feudale, nel Periodo Edo, per poter incontrare personaggi carismatici come Ieyasu Tokugawa e Miyamoto Musashi.
Mi sono documentata circa il tuo libro: Il burattinaio di Praga, sia grazie ad Ethel con cui sto collaborando da un po’ di tempo e sia autonomamente cercando informazioni in rete.
Volevo innanzitutto complimentarmi perché il romanzo sembra validissimo, la sinossi è avvincente, insolita e molto curiosa, tosta. Se il tuo libro fosse una persona reale che carattere avrebbe?
-Certamente sarebbe fornito di tutti i peggiori e più bassi istinti celati nell'animo umano. Una persona meschina, abietta ed egocentrica, con pochi scrupoli morali. Come hai detto, la storia è tosta, e aggiungo cattiva e non per tutti i palati, sempre attuale e che scava nel profondo di ognuno di noi.
Penso che tu abbia del potenziale nonostante io non abbia mai letto il tuo libro, ma avendo a che fare con tanti autori praticamente ogni giorno capisco al volo chi ha talento e chi un po’ meno, a volte anche semplicemente per pigrizia, per poca voglia di imparare o perché non ha quel dono naturale, quell'estro che simboleggia poi al vera natura dello scrittore.
A tal proposito ti chiedo gentilmente…come è nata l’idea di scrivere un libro così particolare già dal titolo?
-Il mondo è pieno di luoghi magnifici, alcuni dei quali entrano nel cuore dopo un solo sguardo e come una donna affascinante e misteriosa, ispirano sonetti e canzoni. Praga è così, bella e indimenticabile, e per i personaggi… beh, la conoscenza della natura umana ha fatto il resto.
Praga è una città piuttosto fredda. Credi che la scelta di uno o più luoghi simbolici per uno scenario perfetto sia la chiave giusta per un lucchetto intricato, magari piuttosto complicato e a volte crudo come si evince dalla sinossi del tuo libro?
-Io sono convinto che l’ambientazione sia fondamentale per un buon romanzo. Il lettore deve sentirsi “a casa”, deve riuscire a ritrovare tra le pagine i luoghi che tanto ha amato, come se ne stesse ripercorrendo le strade. Ciò permette di rendere altrettanto reali anche i personaggi più bizzarri e complessi, come quelli che popolano le pagine del romanzo. Questo è un mio punto fermo anche nel romanzo appena terminato, ambientato a Tokyo, e lo sarà anche in quelli successivi.
Ho visto che il tuo libro ha ricevuto diverse recensioni positive. Quanto contano per te i giudizi dei lettori?
-Molto. In fondo, se si vuole migliorare non ci si può innamorare del proprio stile e pretendere di restargli fedele per sempre: si scrive per essere letti, quindi bisogna lavorare per invogliare il lettore a farlo. Non sono quindi alla ricerca di facili complimenti e le critiche, soprattutto se motivate e serie, sono ancora più utili.
La misoginia è un tema sempre attuale, diciamo un evergreen purtroppo per le donne e purtroppo per quegli uomini che non sanno proprio amare.
Secondo te che cosa scatta nella mente di un uomo malato che non vuole accettare l’emancipazione femminile e tutto ciò che ne concerne?
-Il desiderio di potere e l’istinto di prevalere sugli altri sono insiti da sempre nell’animo umano. Da questo punto di vista le donne sono sempre state viste come un bersaglio facile. Ancora oggi in molti casi (come si apprende dai numerosi fatti di cronaca nera) purtroppo manca loro la forza di ribellarsi a tragedie annunciate ed evitabili; in altri è la società a essere incomprensibilmente sorda alle loro richieste d’aiuto, ma qualunque siano le premesse il risultato non cambia ed è in questa zona d’ombra che questi uomini agiscono. Questo è un vero dramma, soprattutto perché le donne sanno essere forti. Forse, inconsciamente è per questo che per il mio secondo romanzo ho scelto una protagonista femminile.
Hai mai letto il libro ‘UOMINI CHE ODIANO LE DONNE’? Se sì, pensi che possa essere affine al tuo romanzo oppure no?
-No, non ho mai avuto occasione di leggerlo, ma da quel che so l’autore svedese concentra la sua trama, come lo stesso titolo lascia intuire, sulla misoginia e la prevaricazione, mentre io ho cercato di mettere in evidenza ogni perversione dell’animo umano, durante una lunga discesa verso un epilogo capace di suscitare stati d’animo diversi e contrastanti.
Potresti indicarmi tre cose che uno scrittore secondo te non dovrebbe mai inserire in un libro per non rischiare di essere ripetitivo o noioso e tre cose che invece sono come dire quasi obbligatorie al fine di un ottimo risultato?
-Basandomi sui miei gusti personali posso dire che non apprezzo i capitoli eccessivamente lunghi, le descrizioni fini a loro stesse di molti romanzi erotici e i libri scritti utilizzando il tempo presente. Al contrario trovo molto gradevoli le descrizioni non invasive ma (come detto prima) in grado di far sentire “a casa” il lettore, la capacità di suscitare l’interesse del lettore con una trama sempre in evoluzione e la presenza di un minimo di realismo che bisogna mantenere a prescindere dal genere cui ci si dedica.
Ultime domande: nella società odierna pensi che il ruolo dello scrittore sia sottovalutato rispetto che ne so all'Ottocento o ad altre epoche del passato?
-In passato potersi definire scrittore presupponeva caratteristiche e impegno che oggi, con un po’ di fortuna, non sono necessari. In un periodo storico in cui chiunque (dallo youtuber al calciatore, dal giornalista all'impiegato) può pubblicare senza troppo sforzo e ottenere facile visibilità attraverso il web, non sempre si scrive perché si ha qualcosa da dire, un messaggio profondo che aiuti le persone a trovare uno scopo; in quel caso bisognerebbe limitarsi a raccontare una storia, senza pretendere di impartire lezioni di vita. Forse questo gioverebbe sia alla qualità di ciò che viene pubblicato, sia alla reputazione stessa di chi scrive, senza alcun pregiudizio riguardo al “come”.
Hai mai scritto poesie?
-No, ma come detto in precedenza, per alcuni anni mi sono dedicato alla musica e ho scritto diversi testi che ora sono in un cassetto a prendere polvere.
GRAZIE PER IL TUO TEMPO PREZIOSO!
-Grazie a te per l’opportunità.
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