INTERVISTA ALLA POETESSA GISELLA BLANCO
Intervista all'autrice Gisella Blanco fatta da Roberta Canu
1) Intanto le do il benvenuto e la ringrazio per aver acconsentito, dandomi così la possibilità di porle delle domande… Iniziamo con la prima, forse la più ‘normale’, per rompere il ghiaccio diciamo. Com'è nata la passione per la scrittura? C’è stato in famiglia qualcuno che le ha trasmesso fin da piccola questa pulsione verso ciò che è letterario oppure è unicamente un suo dono…?
Buongiorno Roberta e grazie a Lei per la possibilità di rispondere alle Sue domande! Grazie a tutta la redazione ed a chi ci legge! La passione per la poesia è nata con me, come un istinto. Mia madre scriveva e avevamo la libreria piena di libri di poesia: di certo lei è stata fonte di ispirazione per me ma la passione per la poesia, sorta da quando ero piccolissima, è stata naturale. E’ motivo di orgoglio per me, non lo nascondo.
2) Arriviamo alla seconda domanda: Lei mi sembra una poetessa e un’autrice molto rivoluzionaria e anticonvenzionale sia da quel che ho letto nella biografia che dalle sue poesie. Mi incuriosisce molto questa filosofia di vita… Penso che sia affine al suo amore per i gatti, così indipendenti, spesso incompresi e evitati da molti… A tal proposito le chiedo: la poesia in Italia secondo lei è sottovalutata, è poco letta o le sembra che abbia lo stesso valore del romanzo?
Sono nata il 14 luglio, sulla scia di una data rivoluzionaria. Mamma era sessantottina, nella mia famiglia pure mio nonno era avvocato. L’amore per i gatti è genetico come quello per la poesia, vanno di pari passo, si integrano. I gatti sono degli animali meravigliosi, completi, intelligenti, quasi perfetti: in moltissimi Paesi sono venerati. Qui in Italia, a volte, vengono accostati a sfortuna e cattivi presagi, esattamente come accade per la poesia che viene trascurata, ritenuta noiosa o troppo elitaria. Bisogna scardinare queste sciocche credenze e riprenderci il diritto alla bellezza non prezzolata che è un vero atto di coraggio in una società che tende alla scontatezza e che la offre a caro prezzo.
3) Eccoci alla terza domanda: La silloge si chiama ‘’Melodia di porte che cigolano’’, a questo punto le chiedo gentilmente: Un titolo così evocativo e bello è nato unicamente dalla sua mente oppure è influenzato da altre letture?
Il titolo è nato d’istinto tanti anni fa, non ricordo nemmeno in quale occasione sia sgorgato come una intuizione. A quei tempi non c’erano nemmeno tutte le poesie che, poi, sono state inglobate nella silloge. Non mi sono mai pentita di questo titolo, stridente come voglio che sia il mio libro.
4) Quarta domanda: Mi rifaccio al titolo della raccolta poetica per chiederle: La melodia per lei è più un suono quasi musicale prodotto da uno ’ strumento ‘ come la penna che traccia parole e frasi sul foglio oppure da un miagolio dolcissimo? Mi spiego meglio… Lei vede più un suono laddove c’è materia (la penna) oppure dove c’è la natura o gli animali in generale? (in questo caso ho voluto, giustamente, sottolineare la figura dei gatti)
I suoni si possono ascoltare in ogni cosa, in ogni parte del mondo e della nostra interiorità. La percezione è la concretizzazione della nostra scelta di aprirci a qualcosa che, prima, non sentivamo e, in ultima istanza, non eravamo. Una porta che cigola per aprirsi è la melodia della resistenza attraverso cui si passa per schiudersi a nuove consapevolezze, il miagolio di un gatto è dolce ma molto acuto e incisivo (sembra che sia, in natura, il suono più vicino al pianto di un neonato che è programmato per allertare l’adulto e costringerlo all'accudimento dell’infante stesso). La penna che scrive sul foglio non fa rumore ma lascia l’eco del senso profondo di ogni parola per tutti coloro che vorranno “ascoltarla”. La natura è una enorme fonte di ispirazione ma non dimentichiamoci che noi stessi ne facciamo parte. Le fusa del gatto rimangono, in ogni caso, uno dei suoni più belli e profondi che io conosca (e che ha, anche, capacità curative per noi).
5) Quinta domanda… C’è un luogo del cuore dove le piace scrivere? Ad esempio, ci sono dei posti della casa o della sua terra o della città in cui vive tuttora che le consentono di essere maggiormente concentrata e ispirata?
L’ispirazione sopraggiunge istantanea senza nessun posto preferenziale, anzi tende a palesarsi in momenti scomodi! Per strada, di notte, in macchina (ovviamente quando non sono io alla guida), durante una serata fra amici… Roma mi ispira sempre perché mi fa sentire bene, Palermo mi ispira sempre perché mi fa arrabbiare. La mia terra non so nemmeno quel è, quindi ne scelgo una (Roma) ma mi riservo la facoltà di sentirmi cittadina del mondo e ispirata in ogni posto in cui io mi trovi.
6) Sesta domanda: Dalle sue poesie traspare malinconia, malessere ma anche incredibile bellezza, come se volesse trarre beneficio da qualcosa di cattivo, esasperante, come una poetessa d’altri tempi, decadente, maledetta ( se posso azzardare il termine.) Tutto questo è incredibilmente lodevole e mi ha fatto pensare alla poetica di tanti autori che stimo molto, tra cui Alda Merini, ma anche Charles Baudelaire. Che ne pensa di questi poeti così differenti tra loro ma anche così simili? E’ un po’ come un ossimoro a mio avviso, ma mi piacerebbe avere una sua risposta in merito.
I poeti maledetti ci piacciono! Forse non mi sento decadente ma, di certo, affine a Baudelaire e, anche, alla Merini. Li adoro entrambi, di entrambi ho approfondito poetica e vita privata ed ho analizzato i punti di incontro e quelli di allontanamento tra le mie poesie e la mia storia personale e quelle dei due poeti. Da Baudelaire ho tratto ispirazione per le tinte noir delle mie poesie, per l’introduzione di immagini truculente in modo sfacciato, senza preoccuparmi del loro impatto brusco sulle attese di una poesia “dolce” (qualità che, molto spesso, la mia non ha, per una scelta specifica). Naturalmente la storia personale dell’autore lo porta ad esiti di significato diversi dai miei. Con la Merini condivido l’uso di immagini sinestetiche evocative e la tendenza alla sensibilità folgorante, come fosse un incendio appiccato nella monotonia a cui la quotidianità tende e che si contrasta con inventiva, creatività, amor proprio e poesia!
7) So di essermi dilungata parecchio, ma mi creda, la sua poetica è sbalorditiva e la sua bravura è notevole e suscita in me sorpresa e curiosità e mi permetto di farle una domanda che magari potrà sembrare banale ma credo che potrebbe piacerle… Se i gatti potessero leggere e apprezzare quindi la sua silloge poetica, quale sarebbe la poesia che in assoluto apprezzerebbero di più a suo parere? I gatti sono molto legati alla sensibilità, alla spiritualità, e lei nelle sue poesie è così intima, così anche spavalda, libera da vincoli e senza cadere mai nel banale o nel già sentito. Domanda nella domanda: Un gatto scriverebbe poesie se avesse la possibilità di farlo o piuttosto si diletterebbe nella stesura dei romanzi?
Adoro le domande sui gatti!! Per me è un onore ed un privilegio poter rispondere alle Sue domande e mi sento lusingata e orgogliosa per il Suo apprezzamento, certamente frutto della Sua spiccata e acuta sensibilità. Penso che un gatto apprezzerebbe molto la poesia “Solstizio d’estate”, che riporto qui di seguito:
Proprio questo accenno alla grandezza irrisolta, allo stare distesi accogliendola, credo sia molto affine al modo di vivere dei gatti, piccoli fisicamente e immensi. Credo che un gatto possa apprezzare tutte le poesie in cui mi mostro maggiormente irriverente, spregiudicata e autonoma rispetto a dogmi esistenziali, filosofici e religiosi: un gatto è il simbolo perfetto dell’autonomia empatica, cioè dell’essere completi in se stessi pur sapendo relazionarsi (e amare) profondamente. Un gatto rispetta se stesso appieno e sceglie di amare qualche singola persona, giorno per giorno, senza dipendenze. A differenza di quello che si dice, il gatto non è opportunista, non dispensa attenzioni per ottenere qualcosa, non ha padroni: il gatto insegna la dignità di guardare negli occhi chiunque e farlo senza mai sentirsi inferiore, nella piena e serena consapevolezza di sé. Un gatto ha estrema dignità anche nell'atto di morire e percepisce la morte con enorme naturalezza: quando è vicina, il gatto prende le distanze dal mondo, come se avesse bisogno di un tempo per prepararsi ma lo fa con serenità e con rispetto sia della propria vita che di quella “dei propri umani d’affezione”. Penso che abbiamo molto da imparare dai gatti. Se un gatto scrivesse, penso che formulerebbe versi ma non sono certa che, in fondo, lo farebbe davvero perché un gatto è, lui stesso, poesia e lascia agli umani il nobile compito di cantarlo nelle loro composizioni.
8) Siamo davvero alla fine quasi: Le chiedo, le sue poesie sono molto evocative, piene di significati, appaiono come specchi della natura più raffinata e sorprendente, ma sembrano anche baci, talvolta avvelenati e avventati. Secondo lei i lettori apprezzano più le composizioni ‘dolci’ o quelle che sembrano scritte proprio con la massima disperazione? Insomma, chi secondo lei, tra le persone che non scrivono potrebbe avere comunque un’anima da poeta maledetto?
Intanto Le esprimo, ancora, la mia gratitudine per le Sue riflessioni sulle mie composizioni. Le mie poesie, spesso, sono brusche e dolenti ma cerco, sempre, di offrire una soluzione alla disperazione o alla rabbia. Penso che, a meno di non serbare rancore per chi non ha peli sulla lingua, chiunque possa apprezzare sia le composizioni più dolci che quelle più graffianti e, magari, ritrovarsi “a casa” nelle prime o nelle seconde in base al momento di vita che attraversa. Nell'animo umano coesistono e convergono apici di dolcezza e di disperazione, di armonia e di conflitto, chiunque può essere il poeta più maledetto e, al contempo, l’ideatore delle più accorate poesie romantiche. Ed è proprio questa facoltà che abbiamo di poter fluire da un contesto emozionale ad un altro opposto, di poterli vivere insieme, che ci restituisce la misura della nostra grandezza che va coltivata e nutrita anche con la poesia.
9) Ultima domanda: Lei nella sua raccolta ci porta in un corridoio dove la porta che cigola è musica per le orecchie, balsamo per l’anima. Oltre a Baudelaire e Alda Merini, lei mi ricorda per certi versi anche Emily Dickinson, la sua libertà, la vocazione, le scelte contestate… Io in lei vedo quell'ardore e quella sagacia di tempi antichi. Quanto c’è di lei, della sua persona e del suo lavoro riguardo al periodo romantico?
Sono una inguaribile romantica e, proprio per questo, ho scelto di scrivere una poesia oppositiva e dura. Non mi sento particolarmente vicina alla Dickinson (benché l’accostamento mi lusinghi molto) perché tendo ad essere molto più contorta, anche nel linguaggio, e meno sognante. Il periodo Romantico della storia della letteratura e dell’arte è uno dei miei preferiti ma, naturalmente, io scrivo oggi e mi appello alle istanze interiori, sociali e spirituali di oggi, in tutta la loro brusca modernità, senza dimenticare la tempesta e l’impeto (Sturm und Drang) che dovrebbero essere immancabili nell'animo di un poeta.
L’INTERVISTA SI CONCLUDE QUA, GRAZIE MILLE PER LA GENTILEZZA E PER IL TEMPO PREZIOSO.
Grazie a Lei per queste bellissime, sensibili e profonde domande e per avermi dato la possibilità di parlare di gatti!
UN CARO SALUTO, E CHE POSSA AVERE TUTTO IL SUCCESSO CHE MERITA! GRAZIE ANCHE ALLA QALT COMUNICAZIONI E ALLA CASA EDITRICE NON A PAGAMENTO ‘ERETICA EDIZIONI’ GRAZIE DI CUORE PER TUTTO!!
ROBERTA CANU
1) Intanto le do il benvenuto e la ringrazio per aver acconsentito, dandomi così la possibilità di porle delle domande… Iniziamo con la prima, forse la più ‘normale’, per rompere il ghiaccio diciamo. Com'è nata la passione per la scrittura? C’è stato in famiglia qualcuno che le ha trasmesso fin da piccola questa pulsione verso ciò che è letterario oppure è unicamente un suo dono…?
Buongiorno Roberta e grazie a Lei per la possibilità di rispondere alle Sue domande! Grazie a tutta la redazione ed a chi ci legge! La passione per la poesia è nata con me, come un istinto. Mia madre scriveva e avevamo la libreria piena di libri di poesia: di certo lei è stata fonte di ispirazione per me ma la passione per la poesia, sorta da quando ero piccolissima, è stata naturale. E’ motivo di orgoglio per me, non lo nascondo.
2) Arriviamo alla seconda domanda: Lei mi sembra una poetessa e un’autrice molto rivoluzionaria e anticonvenzionale sia da quel che ho letto nella biografia che dalle sue poesie. Mi incuriosisce molto questa filosofia di vita… Penso che sia affine al suo amore per i gatti, così indipendenti, spesso incompresi e evitati da molti… A tal proposito le chiedo: la poesia in Italia secondo lei è sottovalutata, è poco letta o le sembra che abbia lo stesso valore del romanzo?
Sono nata il 14 luglio, sulla scia di una data rivoluzionaria. Mamma era sessantottina, nella mia famiglia pure mio nonno era avvocato. L’amore per i gatti è genetico come quello per la poesia, vanno di pari passo, si integrano. I gatti sono degli animali meravigliosi, completi, intelligenti, quasi perfetti: in moltissimi Paesi sono venerati. Qui in Italia, a volte, vengono accostati a sfortuna e cattivi presagi, esattamente come accade per la poesia che viene trascurata, ritenuta noiosa o troppo elitaria. Bisogna scardinare queste sciocche credenze e riprenderci il diritto alla bellezza non prezzolata che è un vero atto di coraggio in una società che tende alla scontatezza e che la offre a caro prezzo.
3) Eccoci alla terza domanda: La silloge si chiama ‘’Melodia di porte che cigolano’’, a questo punto le chiedo gentilmente: Un titolo così evocativo e bello è nato unicamente dalla sua mente oppure è influenzato da altre letture?
Il titolo è nato d’istinto tanti anni fa, non ricordo nemmeno in quale occasione sia sgorgato come una intuizione. A quei tempi non c’erano nemmeno tutte le poesie che, poi, sono state inglobate nella silloge. Non mi sono mai pentita di questo titolo, stridente come voglio che sia il mio libro.
4) Quarta domanda: Mi rifaccio al titolo della raccolta poetica per chiederle: La melodia per lei è più un suono quasi musicale prodotto da uno ’ strumento ‘ come la penna che traccia parole e frasi sul foglio oppure da un miagolio dolcissimo? Mi spiego meglio… Lei vede più un suono laddove c’è materia (la penna) oppure dove c’è la natura o gli animali in generale? (in questo caso ho voluto, giustamente, sottolineare la figura dei gatti)
I suoni si possono ascoltare in ogni cosa, in ogni parte del mondo e della nostra interiorità. La percezione è la concretizzazione della nostra scelta di aprirci a qualcosa che, prima, non sentivamo e, in ultima istanza, non eravamo. Una porta che cigola per aprirsi è la melodia della resistenza attraverso cui si passa per schiudersi a nuove consapevolezze, il miagolio di un gatto è dolce ma molto acuto e incisivo (sembra che sia, in natura, il suono più vicino al pianto di un neonato che è programmato per allertare l’adulto e costringerlo all'accudimento dell’infante stesso). La penna che scrive sul foglio non fa rumore ma lascia l’eco del senso profondo di ogni parola per tutti coloro che vorranno “ascoltarla”. La natura è una enorme fonte di ispirazione ma non dimentichiamoci che noi stessi ne facciamo parte. Le fusa del gatto rimangono, in ogni caso, uno dei suoni più belli e profondi che io conosca (e che ha, anche, capacità curative per noi).
5) Quinta domanda… C’è un luogo del cuore dove le piace scrivere? Ad esempio, ci sono dei posti della casa o della sua terra o della città in cui vive tuttora che le consentono di essere maggiormente concentrata e ispirata?
L’ispirazione sopraggiunge istantanea senza nessun posto preferenziale, anzi tende a palesarsi in momenti scomodi! Per strada, di notte, in macchina (ovviamente quando non sono io alla guida), durante una serata fra amici… Roma mi ispira sempre perché mi fa sentire bene, Palermo mi ispira sempre perché mi fa arrabbiare. La mia terra non so nemmeno quel è, quindi ne scelgo una (Roma) ma mi riservo la facoltà di sentirmi cittadina del mondo e ispirata in ogni posto in cui io mi trovi.
6) Sesta domanda: Dalle sue poesie traspare malinconia, malessere ma anche incredibile bellezza, come se volesse trarre beneficio da qualcosa di cattivo, esasperante, come una poetessa d’altri tempi, decadente, maledetta ( se posso azzardare il termine.) Tutto questo è incredibilmente lodevole e mi ha fatto pensare alla poetica di tanti autori che stimo molto, tra cui Alda Merini, ma anche Charles Baudelaire. Che ne pensa di questi poeti così differenti tra loro ma anche così simili? E’ un po’ come un ossimoro a mio avviso, ma mi piacerebbe avere una sua risposta in merito.
I poeti maledetti ci piacciono! Forse non mi sento decadente ma, di certo, affine a Baudelaire e, anche, alla Merini. Li adoro entrambi, di entrambi ho approfondito poetica e vita privata ed ho analizzato i punti di incontro e quelli di allontanamento tra le mie poesie e la mia storia personale e quelle dei due poeti. Da Baudelaire ho tratto ispirazione per le tinte noir delle mie poesie, per l’introduzione di immagini truculente in modo sfacciato, senza preoccuparmi del loro impatto brusco sulle attese di una poesia “dolce” (qualità che, molto spesso, la mia non ha, per una scelta specifica). Naturalmente la storia personale dell’autore lo porta ad esiti di significato diversi dai miei. Con la Merini condivido l’uso di immagini sinestetiche evocative e la tendenza alla sensibilità folgorante, come fosse un incendio appiccato nella monotonia a cui la quotidianità tende e che si contrasta con inventiva, creatività, amor proprio e poesia!
7) So di essermi dilungata parecchio, ma mi creda, la sua poetica è sbalorditiva e la sua bravura è notevole e suscita in me sorpresa e curiosità e mi permetto di farle una domanda che magari potrà sembrare banale ma credo che potrebbe piacerle… Se i gatti potessero leggere e apprezzare quindi la sua silloge poetica, quale sarebbe la poesia che in assoluto apprezzerebbero di più a suo parere? I gatti sono molto legati alla sensibilità, alla spiritualità, e lei nelle sue poesie è così intima, così anche spavalda, libera da vincoli e senza cadere mai nel banale o nel già sentito. Domanda nella domanda: Un gatto scriverebbe poesie se avesse la possibilità di farlo o piuttosto si diletterebbe nella stesura dei romanzi?
Adoro le domande sui gatti!! Per me è un onore ed un privilegio poter rispondere alle Sue domande e mi sento lusingata e orgogliosa per il Suo apprezzamento, certamente frutto della Sua spiccata e acuta sensibilità. Penso che un gatto apprezzerebbe molto la poesia “Solstizio d’estate”, che riporto qui di seguito:
L’estate è fragore caldo
di spensieratezza assente,
latente,
è brusio leggero di aria lieve,
parole primitive,
immagini d’altri tempi
in una stretta
digiuna di avvenire,
avvinghiata a cose perdute
e granitica
di questa ora
tremante di emozioni
misconosciute,
grida di rondini
cieli pacati
labbra rivelate
mani sconce.
E noi
distesi immobili,
quasi morti
di grandezza irrisolta.Proprio questo accenno alla grandezza irrisolta, allo stare distesi accogliendola, credo sia molto affine al modo di vivere dei gatti, piccoli fisicamente e immensi. Credo che un gatto possa apprezzare tutte le poesie in cui mi mostro maggiormente irriverente, spregiudicata e autonoma rispetto a dogmi esistenziali, filosofici e religiosi: un gatto è il simbolo perfetto dell’autonomia empatica, cioè dell’essere completi in se stessi pur sapendo relazionarsi (e amare) profondamente. Un gatto rispetta se stesso appieno e sceglie di amare qualche singola persona, giorno per giorno, senza dipendenze. A differenza di quello che si dice, il gatto non è opportunista, non dispensa attenzioni per ottenere qualcosa, non ha padroni: il gatto insegna la dignità di guardare negli occhi chiunque e farlo senza mai sentirsi inferiore, nella piena e serena consapevolezza di sé. Un gatto ha estrema dignità anche nell'atto di morire e percepisce la morte con enorme naturalezza: quando è vicina, il gatto prende le distanze dal mondo, come se avesse bisogno di un tempo per prepararsi ma lo fa con serenità e con rispetto sia della propria vita che di quella “dei propri umani d’affezione”. Penso che abbiamo molto da imparare dai gatti. Se un gatto scrivesse, penso che formulerebbe versi ma non sono certa che, in fondo, lo farebbe davvero perché un gatto è, lui stesso, poesia e lascia agli umani il nobile compito di cantarlo nelle loro composizioni.
8) Siamo davvero alla fine quasi: Le chiedo, le sue poesie sono molto evocative, piene di significati, appaiono come specchi della natura più raffinata e sorprendente, ma sembrano anche baci, talvolta avvelenati e avventati. Secondo lei i lettori apprezzano più le composizioni ‘dolci’ o quelle che sembrano scritte proprio con la massima disperazione? Insomma, chi secondo lei, tra le persone che non scrivono potrebbe avere comunque un’anima da poeta maledetto?
Intanto Le esprimo, ancora, la mia gratitudine per le Sue riflessioni sulle mie composizioni. Le mie poesie, spesso, sono brusche e dolenti ma cerco, sempre, di offrire una soluzione alla disperazione o alla rabbia. Penso che, a meno di non serbare rancore per chi non ha peli sulla lingua, chiunque possa apprezzare sia le composizioni più dolci che quelle più graffianti e, magari, ritrovarsi “a casa” nelle prime o nelle seconde in base al momento di vita che attraversa. Nell'animo umano coesistono e convergono apici di dolcezza e di disperazione, di armonia e di conflitto, chiunque può essere il poeta più maledetto e, al contempo, l’ideatore delle più accorate poesie romantiche. Ed è proprio questa facoltà che abbiamo di poter fluire da un contesto emozionale ad un altro opposto, di poterli vivere insieme, che ci restituisce la misura della nostra grandezza che va coltivata e nutrita anche con la poesia.
9) Ultima domanda: Lei nella sua raccolta ci porta in un corridoio dove la porta che cigola è musica per le orecchie, balsamo per l’anima. Oltre a Baudelaire e Alda Merini, lei mi ricorda per certi versi anche Emily Dickinson, la sua libertà, la vocazione, le scelte contestate… Io in lei vedo quell'ardore e quella sagacia di tempi antichi. Quanto c’è di lei, della sua persona e del suo lavoro riguardo al periodo romantico?
Sono una inguaribile romantica e, proprio per questo, ho scelto di scrivere una poesia oppositiva e dura. Non mi sento particolarmente vicina alla Dickinson (benché l’accostamento mi lusinghi molto) perché tendo ad essere molto più contorta, anche nel linguaggio, e meno sognante. Il periodo Romantico della storia della letteratura e dell’arte è uno dei miei preferiti ma, naturalmente, io scrivo oggi e mi appello alle istanze interiori, sociali e spirituali di oggi, in tutta la loro brusca modernità, senza dimenticare la tempesta e l’impeto (Sturm und Drang) che dovrebbero essere immancabili nell'animo di un poeta.
L’INTERVISTA SI CONCLUDE QUA, GRAZIE MILLE PER LA GENTILEZZA E PER IL TEMPO PREZIOSO.
Grazie a Lei per queste bellissime, sensibili e profonde domande e per avermi dato la possibilità di parlare di gatti!
UN CARO SALUTO, E CHE POSSA AVERE TUTTO IL SUCCESSO CHE MERITA! GRAZIE ANCHE ALLA QALT COMUNICAZIONI E ALLA CASA EDITRICE NON A PAGAMENTO ‘ERETICA EDIZIONI’ GRAZIE DI CUORE PER TUTTO!!
ROBERTA CANU
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