Ringrazio la casa editrice per la copia digitale dell'opera.
Recensione:
L'opera dell'autore Fabio Piana, ci conduce in luoghi fisici, in spazi temporali, in epoche lontanissime da noi per poi fare, in maniera alquanto normale, un tuffo nel presente e anche nel futuro, innescando un meccanismo di ricordo e sogno loquace, alle volte allegro e talvolta tendente all'ironia ma anche alla tenebrosità , al malessere dei protagonisti dei vari brevi racconti.
Ogni storia ha in sé la rappresentazione di qualcosa che in certi casi rasenta la follia e l'effetto visionario, come se l'autore ci volesse raccontare di strani eventi inverosimili o comunque pregni dell'elemento fantastico.
Le reminiscenze e i ricordi vissuti dai personaggi, riescono a fare luce sulle ombre e al contrario anche a fare ombra sulla luce, proiettando scenari a volte divertenti e a volte anche tetri, di un macabro velato ma accentuato dall'elemento talvolta quasi fiabesco, poetico e bizzarro, direi quasi surreale.
L'opera, per come la vedo io personalmente, se dovessi paragonarla a un quadro, nel complesso sarebbe un dipinto di Salvador Dalì, nello specifico:"La persistenza della memoria ".
È come se gli orologi molli del dipinto, quindi il tempo, si rapportassero perfettamente con la misura dello stesso tempo dell'opera di Fabio Piana, quasi sempre onirico, che secondo il mio punto di vista è talmente soggettivo e singolare da essere quasi trafitto e smembrato, ingoiato dal tempo stesso, come se il mondo poetico / prosaico di Piana fosse un Uroboro che continua insistentemente a mordersi la coda, nella sua rappresentazione classica di serpente.
O ancora, il tempo e i ricordi, il passato e ciò che invece si affaccia sul presente, sembra prendere la forma di una lemniscata, con il suo rigore ma allo stesso modo con la sua grazia che fa confluire il tempo in un otto rovesciato, ovvero la potenza dell'infinito.
Un'opera di grande spessore da gustare con calma per assaporare al meglio tutto il suo valore e ogni piccolo dettaglio, come ad esempio quelle simil-morali che affiorano talvolta a fine racconto, da leggerere tra le righe, e che sono l'emblema della raccolta, la sua unicità .
ESTRATTI:
" Lui aveva il pensiero sulla costa.
E pensava, "Perché il mare?"
Domanda retorica.
Il mare serve a tutti. Siamo nati dal mare.
E non certo dal cemento. Tanto meno dal catrame."
"Prese i cavi del male e ne fece un cavatappi tappando le vie del benessere.
Lo spirito venne messo in vendita e l'immateriale divenne materiale di pessima qualità ."
VOTO DEL LIBRO: ⭐⭐⭐⭐⭐
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